tag:blogger.com,1999:blog-8646794974705314862024-03-05T10:52:52.627+01:00Ecologia applicata per studenti molto svegli.
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http://ipaaolbia.blogspot.com/Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comBlogger153125tag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-29902538727178713442009-03-26T14:33:00.003+01:002009-03-26T14:54:49.163+01:00La peronosporaE' un fungo ficomicete appartenente alla famiglia della Peronosporaceae; la Plasmopora viticola. <br /><span style="color:#ff0000;">Sintomi</span><span style="color:#000000;"> </span><br />Le foglie sono colpite a partire da 5-6 cm quadrati di superficie. Inizialmente compaiono,sulla pagina superiore, delle chiazze traslucide simili a macchie d'olio. In seguito, in corrispondenza delle chiazze d'olio, sulla pagina inferiore della foglia compare uno strato muffoso grigio-biancastro. Sintomo finale è la necrosi dei tessuti fogliari, con successivo disseccamento.<br />La peronospora non provoca la morte delle piante colpite; si ha però un notevole calo nella quantità e qualità della produzione.<br /><span style="color:#ff0000;">Processo d'infezione</span><br /><span style="color:#333333;">Il fungo penetra attraverso gli stomi ed invade i tessuti interni della foglia. Il ciclo della peronospora è molto influenzato dal clima, sopratutto dall'umidità, essenziale per la sua germinazione. </span><br /><span style="color:#ff0000;">Controllo con prodotti di copertura e sistemici</span><br /><span style="color:#000000;">-Rameici</span><br />-Poltiglia bordolese<br />-Mancozeb<br />-Metiram<br />-Aoxistrobin<br />-ditiocarbammati<br />-diclofuanide<br />-folpet<br />-famoxadone<br />-tioftalimmidiciClasse 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-13616984416812379482009-03-25T09:12:00.003+01:002009-03-25T09:16:42.344+01:00Entomofauna e parassiti del mirto<!--StartFragment--> <p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">Gli insetti potenzialmente dannosi alla coltivazione del mirto sono rappresentati in larga parte dai rincoti omotteri e dai tisanotteri. In particolare, in Sardegna le specie di cocciniglie più frequentemente riscontrate sono Saissetia oleae, Partenolecanium corni e Ceroplastes rusci mentre in altre realtà nazionali sono stati segnalati forti attacchi del tripide Heliothrips haemorroidalis. Per la difesa del mirto dalle infestazioni dei fitofagi è possibile adottare solo strategie di lotta indirette o ricorrere ai mezzi permessi dalle norme che regolano la difesa sanitaria in agricoltura biologica. Infatti non sono registrati in Italia prodotti fitosanitari espressamente ammessi per il mirto destinato alla produzione di liquori e di oli essenziali.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">Tratto da:</span></span></b></p><p class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style=" color: rgb(0, 128, 0); "><a href="http://www.blogger.com/eprints.uniss.it/60/1/Lentini_A_ContrCongresso_2005_Entomofauna.pdf"><span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">eprints.uniss.it/60/1/Lentini_A_ContrCongresso_2005_Entomofauna.pdf</span></span></a></span></p> <!--EndFragment-->Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-58439515486576517912009-03-18T12:17:00.005+01:002009-03-26T14:23:37.199+01:00OidioViene anche detto "malbianco" o "nebbia". Si tratta di un fungo ascomicete, apparente alla famiglia delle Erysiphaceae: forma ascofora: Uncinulla necator.<br />forma conidiofora: Oidium Tuckeri.<br /><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)">Sintomi<br /><span style="COLOR: rgb(0,0,0)">Attacca sempre </span></span><span style="COLOR: rgb(255,102,102)"></span>i tessuti giovani della pianta, mai quelli vecchi. Sulla pagina superiore della foglia compare una efflorescenza muffosa di aspetto ragnateloso di colore grigio-biancastro, che si evolve in polvere biancastra. Contro luce si vedono delle macchie decolorate, traslucide. La lamina fogliare si accartoccia verso l'alto assumendo la tipica conformazione "a coppa". Infine la foglia necrorotizza. Gli acini appaiono imbruniti con punteggiature nere e muffetta. Si hanno gravi riduzioni di sviluppo e produttività.<br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)">Processo d'infezione<br /><span style="COLOR: rgb(0,0,0)">L'oidio è un ectoparasitta rimane all'esterno dei tessuti della vite, sviluppa gli austori con i quali assorbe gli elementi nutritivi neccesari alla sua crescita.<br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)">Controllo<br /><span style="COLOR: rgb(0,0,153)">Metodi preventivi<br /><span style="COLOR: rgb(0,0,0)">La densità d'impianto ha influenza sullo sviluppo dei patogeni; le potature e la forma di allevamento possono facilitare l'aerazione rende più agevoli i trattamenti. Inoltre, una potatura equilibrata evita di creare le condizioni microclimatiche favorevoli al fungo, quali la mancanza di luce ed elevata umidità. </span></span></span></span></span><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,153)"><span style="color:#ff0000;">Prodotti antoicidi </span></span></span></span></span><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,153)"><span style="color:#000000;">-Zolfo </span></span></span></span></span><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,153)"><span style="color:#000000;">-Dinocap </span></span></span></span></span><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,153)"><span style="color:#000000;">-Quinoxifen </span></span></span></span></span><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,153)"><span style="color:#000000;">La lotta biologica utilizza un fungo antagonista dell'oidio, che viene somministrato in miscela con olio minerale.</span><br /><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"></span></span><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"></span><br /><br /></span></span></span><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"></span></span></span>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-91170186584026037952009-03-18T12:15:00.003+01:002009-03-18T12:40:17.136+01:00FitoiatriaNelle agricolture dei paesi industrializzati e quelli emergrnti la lotta contro avversità biologiche è stata la strategia vincente per salvaguardare le produzioni.<br />La chimica in questo campo ha fatto grandi progressi. L'utilizzo di questi prodotti in grosse quantità ha creato diversi prloblemi come la sterilizzazione degli ambienti;<br />ha distrutto i rifugi dei predatori/ parassiti;<br />sono state introdote nuove piante esotiche con i loro parassiti crando nuove malattie in ambienti in cui non ci sono predattori naturali. Nel campo sperimentale si sono scoperti nuovi metodi di lotta, infatti studiando il ciclo biologico dei parassiti si è scoperta una comunicazione chimica (feromoni sessuali), e la si è usata per combattere i parassiti. Si sono scoperti e allevati predatori fitofagi (lotta biologica).<br />L'utilizzo della fitoiatria può avvenire in due momenti:<br /><span style="font-weight: bold;">PROFILASSI:</span> consiste nell'agire preventivamente, cioè quando la malattia non ha ancora agito, in modo da impedire il processo infettivo.<br /><span style="font-weight: bold;">TERAPIA:</span> consiste nell'agire quando la malattia è già in atto.<br />i mezzi che vengono utilizzati in fitoiatria rispettano alcuni concetti:<br />mirano nei confronti del patogeno;<br />intervengono sull'ambiente redendolo più idoneo alla coltivazione e meno ai patogeni.<br />i mezzi usati in fitoiatria sono: mazzi agronomici, mezzi fisici e meccanici, mezzi biologivi, mezzi chimici, mezzi legislativi.<br />le cure di tipo agronomico sono pratiche normali che vengono effetuate in detterminati momenti, seguendo lo sviluppo delle piante e il ciclo dei parassiti. Alcune cure possono essere: la scelta di sementi selezionate, concimazioni con letame maturo, sistemazioni idrauliche e potature ai fruttiferi.<br />Utilizzando sementi selezionatesi limita la possibilità di sem inare piante infestate.<br />Le sistemazioniidrauliche e lavorazioni permettono di eliminare l'acqua in ecesso evitando marciumi radicali.<br />le potature danno forme adatte a insolazioni e ariegiamenti,<br />i mezzi fisici e maccanici agiscono creando ostacoli alla vita del patogeno. Alcune strategie sono: la sterilizzazione dei terrici, coprire le ferite co adeguati mastici, e bruciare i tralci della vite. Il fuoco può essere ottimo per eliminare i defogliatori. Un'altra pratica è la solarizzazione, cioè vengono vengono messi dei teli plastici trasparenti sul terreno, il calore del sole eliminano tutti i parassiti presenti sul terreno.<br />I mezzi legislativi sono quelle azioni volte a impedire i nuovi parassiti. uno di questi mezzi fu quello di regolamentare il commercio delle piante, sorveglianza sulle colture.Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-76168295649108230002009-03-08T22:20:00.004+01:002009-03-08T22:24:31.683+01:00Fleotribo (parassita dell'olivo)<a href="http://www.giardinare.it/baja/scolytus.jpg"><img style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 375px; CURSOR: hand; HEIGHT: 247px" alt="" src="http://www.giardinare.it/baja/scolytus.jpg" border="0" /></a><br /><div></div><div></div><div></div><div></div><div></div><div></div><div></div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div> </div><div>Distribuzione.<br />La specie è diffusa in tutte le regioni olivicole mediterranee<br />Descrizione<br />l’adulto è un piccolo coleottero di colore scuro che misura 2 - 2,4 mm di lunghezza. Le larve di colore bianco giallastro raggiungono a maturità la lunghezza di 3,5 mm, attraverso 5 stadi di sviluppo. Preninfa e ninfa sono di colore chiaro e misurano circa 2,5mm.<br /></div><br /><div>Biologia.<br />In primavera la coppia scava sotto la corteccia dell’olivo una galleria di accoppiamento che si prolunga in una galleria di deposizione. Queste gallerie sono perpendicolari alla direzione della branca. Le uova deposte (tra 60 e 120 per femmina adulta) danno vita a larve xilofaghe. Queste a loro volta scavano delle gallerie larvali parallele al senso del legno, dunque perpendicolari alla galleria materna. Dopo uno - due mesi ha luogo la ninfosi, gli adulti che si formano fuoriescono dalle gallerie e perlustrano l‘ambiente circostante per un periodo di due - tre settimane. Nel corso di un anno si possono sviluppare fino a tre generazioni, la prima delle quali ha inizio nel mese di giugno. Il fleotribo sverna in una loggetta scavata alla base di un germoglio o di una gemma ascellare.<br /></div><br /><div>Danni.<br />Il fleotribo attacca di preferenza il legno in cui la circolazione linfatica è ridotta : tronchi, branche indebolite o che hanno subìto danni a seguito di eventi climatici avversi (gelo, siccità prolungata). E’ un parassita che contribuisce ad indebolire ulteriormente la pianta, in questo caso sono le larve che rappresentano la causa determinante del danno. Nonostante ciò può attaccare anche gli olivi in buono stato vegetativo quando questi sono in prossimità di altri olivi attaccati da questo insetto. In questo caso sono gli adulti a causare il danno con il seguente processo biologico : le larve si sviluppano su del legno morto o indebolito (scarti di potatura, branche secche ecc.) ed i nuovi adulti da essi derivati passano ad una fase alimentare nel corso della quale scavano cavità su rami in buono stato vegetativo. Possono anche causare incisioni anulari che determinano il disseccamento del ramo. Questa azione può ridurre sensibilmente la produzione dell’anno seguente. Strategie di protezione La difesa dagli attacchi di questo insetto xilofago è preventiva : è necessario mantenere gli olivi in condizione di sviluppo ottimali sopprimendo le branche deboli o in via di esaurimento. Le parti colpite devono essere tagliate ed eliminate dall’oliveto al fine di evitare una ulteriore proliferazione dell’insetto. Il legno tagliato, focolaio potenziale di sviluppo, deve essere bruciato il più presto possibile. </div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-54379461991869395502009-03-02T15:06:00.005+01:002009-03-09T10:21:20.906+01:00Accartocciamento FogliareL'accartocciamento fogliare è una delle più importanti virosi della vite, è determinato dal virus floematici tubuliformi chiamati Closterovirus.<br />Il virus dell'accartocciamento fogliare viene trasmesso tramite l'utilizzo di materiale di propagazione infetto negli impianti viticoli.<br />In natura, invece, viene trasmesso da vettori quali coccidi (Pulvinaria vitis Linnaeus ) e Pseudococcidi.<br /><span style="color:#ff0000;">Sintomi</span><br /><span style="color:#000000;">I primi sintomi esterni dell'accartocciamento fogliare sono visibili all'inizio dell'estate; Col procedere della stagione si intensificano fino a raggiungere la massima espressione in autunno.</span><br />Grappoli:maturano in ritardo e in modo non uniforme, inoltre sono meno numerosi e hanno bacche più piccole con ridotto tenore zuccherino.<br /><span style="color:#ff0000;">Lotta</span><br /><span style="color:#000000;">Viene effetuata prevalentemente tramite pratiche preventive: </span><br />- produzione e uso di materiale di propagazione "sano" certificato.<br />-mantenimento in sanità di vivai mediante trattamenti insetticida mirati contro i vettori della malattia.Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-82772846928894405802009-03-02T14:46:00.003+01:002009-03-02T15:01:48.898+01:00Cicalina bufalo(Stictophala bisonia Koppe e Yonk) <br />Il nome di questo insetto(che è un rincote membracide) è dovuto aala sua vaga somiglianza ad un bufalo; visto lateralmente,infatti,presenta una carena(simile ad una gobbia) molto accentuata.<br />Visto dall'alto,invece,assume una forma tendenzialmente triangolare.<br />L'adulto è lungo circa 10 mm,ed è di colore verde con qualche imbrunimento.<br />Compie una sola generazione all'anno.<br />Durante la deposizione delle uova (6 uova per volta) con l'ovopositore,la femina provoca delle piccole lesioni longitutinali sui tralci che limitano lo scorimento della linfa e il normale sviluppo della vegetazione.Queste punture provocano la formazione di strozzature anulari sui tralci.<br />Al di sopra di queste strozzature il tralcio non si sviluppa regolarmente,ma si presenta indebolito,con foglie arrossate od ingiallite e con i margini ripiegati verso il basso.<br />E' consigliabile eliminare i rami che durante la potatura presentano i segni della deposizione delle uova.Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-3914500306623332972009-02-13T13:01:00.008+01:002009-03-09T10:36:06.976+01:00TIGNOLA<span style="COLOR: rgb(255,0,0)">Eupoecila ambiguella</span><br />E un lepidottero apparentemente alla famiglia dei Tortricidi, Larve lunghe circa 12 mm di colore rosa- bruno, lenta nei movimenti. L'adulto ha un' apertura alare di circa 10-15 mm.<br /><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)">Danni</span><br />Le larve compiono danni sui bottoni fiorali erodendoli e sugli acini nei quali penetrano svuotandoli e portandoli a marcire.<br /><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)">Ciclo</span><br />Gli adulti sfarffalano ad aprile-maggio. depongono le uova sulle infiorescenze. Le larve che ne nascono diventano adulte a fine giugno-inizio luglio. Depongono le uova sugli acini.<br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><br />Lotta</span><br />Regolatori di crescita inibitori di crescita Lotta biologica<br />Viene anche detto "malbianco" o "nebbia"<br />Si tratta di un fungo ascomicete, appartenente alla famiglia delle Erysiphaceae:<br />Forma ascofora; Uncinulla necator.<br />Forma conidiofora; Oidium Tuckeri.<br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><br />Sintomi</span><br />Attacca sempre i tessuti giovani della pianta, mai quelli vecchi. Sulla pagina superiore delle foglie compare una efflorescenza muffosa di aspetto ragnateloso di colore grigio-biancastro, che si evolve in polvere biancastra. Contro luce si vedono delle macchie decolorate, traslucide,"chiazze d'olio"tipiche della peronospora. La lamina fogliare si accartoccia verso l'alto assumendo la tipica conformazione "a coppa". Infine la foglia necrotizza. Gli acini appaiono imbruniti con punteggiature nere e muffetta. Si hanno però gravi riduzioni di sviluppo e produttività.<br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><br />Processo d'infezione </span><br /><span style="COLOR: rgb(0,0,0)">L'oidio è un ectoparassita rimane all'esterno sviluppa gli austori con i quali assorbe gli elementi nutritivi necessari al suo sviluppo. </span><br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><br />Controllo</span><span style="COLOR: rgb(0,0,0)"> </span><br /><span style="FONT-STYLE: italic">Metodi preventivi</span><br />La densità d'impianto ha influenza sullo sviluppo dei patogeni; le potature e la forma di allevamento possono facilitare l'aerazione rendere più agevoli i trattamenti. Inoltre, una potatura equilibrata evita di creare le condizioni microclimatiche favorevoli al fungo, quali la mancanza di luce ed elevata umidità.<br /><span style="COLOR: rgb(255,0,0)"><br />Prodotti antioidici </span><br /><span style="COLOR: rgb(0,0,0)">-Zolfo </span><br />-Dinocap<br />-Quinoxifen<br />Lotta biologica fungo antagonista del'oidio, somministrato in miscela con olio minerale.Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-76447565673816383742009-02-06T13:17:00.002+01:002009-02-06T13:26:08.423+01:00Diserbo del fagiolo, del pisello e del fagiolino<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times new roman;">Il controllo delle infestanti di queste tre colture può essere effettuato con mezzi agronomici, fisico-meccanici e chimici. Il diserbo chimico può essere effettuato in pre-semina, contro graminacee e Dicotiledoni, con glifosate, glufosinate ammonico; in pre-emergenza, contro le graminacee estive e le Dicotiledoni, con trifluranin o trifluralin + linuron (distribuiti su seme ben coperto). Infine può essere effettuato anche in post-emergenza con Propaquizafop (Graminacida) e Imazamox (su Dicotiledoni). Per il pisello uguali sono gli interventi presemina, mentre in pre-emergenza si può utilizzarePendimentalin da solo o miscelato ad Aclonifen; inoltre in post-emergenza, oltre ai Graminacidi indicati per il fagiolo, si può utilizzare il Bentazone.</span><br /></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-73587299965165624312009-01-21T08:50:00.003+01:002009-02-02T11:41:52.125+01:00Carie del frumento<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh61YchtYE2mq9IyDuSFyYrhqE8Vf-YZlo34gHVokfYec-zZ9ZdduGEOTIl5d2j11YUwVTLsfIsrPxufOY7xbAa-fmLdVqJTzSjrAOnkQqcRhTeCrXyxg_Qwyz37iTrztBxeq9rG5XhG-m6/s1600-h/frumento.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 154px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh61YchtYE2mq9IyDuSFyYrhqE8Vf-YZlo34gHVokfYec-zZ9ZdduGEOTIl5d2j11YUwVTLsfIsrPxufOY7xbAa-fmLdVqJTzSjrAOnkQqcRhTeCrXyxg_Qwyz37iTrztBxeq9rG5XhG-m6/s200/frumento.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5293654503012157602" border="0" /></a><span style="font-weight: bold;">Identificazione, sintomi ed epidemiologia</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:times new roman;">La </span><span style="font-style: italic;font-family:times new roman;" >Tilletia tritici </span><span style="font-family:times new roman;">è un patogeno specifico del frumento, si manifesta nella fase fenologica della maturazione; in questa fase al posto delle normali cariossidi, si presentano delle false cariossidi, ripiene di una polvere nerastra ed untuosa che puzza di pesce putrido. La polvere nerastra è costituita dalle clamidospore. Le piante infette si distinguono dalle altre perchè si presentano erette; infatti queste spighe non avendo cariossidi normali sono molto leggere, contrariamente le spighe sane si incurvano sotto il peso delle cariossidi normali; in ogni caso non tutte le cariossidi di una spiga possono essere colpite. Il fungo si conserva all'esterno delle cariossidi o nel terreno come clamidospore, l'infezione si realizza durante la germinazione dei semi e si manifesta alla maturazione.</span> </div><span style="font-weight: bold;">Lotta</span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:times new roman;">La lotta contro la </span><span style="font-style: italic;font-family:times new roman;" >Titelia tritici </span><span style="font-family:times new roman;">è di tipo chimico preventivo.</span><br /></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-13592326659278925012009-01-19T10:34:00.003+01:002009-01-19T10:57:59.231+01:00Pulvinaria della vite<ul><li><span style="font-weight: bold;">Identificazione, danno e ciclo biologico</span></li></ul>La Pulvinaria della Vite è un Coccide con corpo convesso e ovoidale, visibile soprattutto sui tralci, sui rami e sui frutti. E' un insetto polifago che infesta la vite, il nocciolo e tante altre latifoglie di interesse paesaggistico e ornamentale. Le femmine producono un evidente ovisacco, ceroso e fioccoso di colore biancastro, posto tra il corpo e l'organo attaccato; ne consegue che il corpo a "scudetto", aumentando di volume l'ovisacco, si solleva nella parte anteriore evidenziando il sacco di uova sotto di sè. Il danno determinato da questi coccidi è limitato e consiste essenzialmente nelle conseguenze delle punture trofiche effettuate sugli organi colpiti; nei rari casi di comparsa di colonie in forma massiccia si può avere asfissia per lo strato di colnie fioccose che avvolgono gli organi colpiti e per la produzione di melata. Il fitofago sverna come neanide sotto il corpo materno ("scudetto"), e compie una generazione all'anno.<br /><br /><ul><li><span style="font-weight: bold;">Lotta</span></li></ul>La lotta chimica contro la Pulvinaria non viene generalmente effettuata per la scarsa rilevanza dei danni prodotti; in caso di particolari infestazioni si può fare, a fine inverno, un trattamento con Oli bianchi attivati o con Polisolfuri di calcio bagnando bene tronchi e tralcio con l'Insetticida.Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-81564937263344777222009-01-16T13:18:00.008+01:002009-02-02T10:58:08.999+01:00Interventi con mezzi chimiciLa lotta con mezzi chimici consiste nell'utilizzo di<span style="color: rgb(255, 0, 0);"> sostanze attive<span style="color: rgb(0, 0, 0);"> (un tempo definite principi attivi) inorganiche, organiche, naturali oppure di sintesi in grado di: -proteggere i vegetali o i prodoti vegetali da tutti gli organismi nocivi (insetticidi, acaricidi, fungicidi, ecc.) ;<br />-Favorire o regolare i processi vitali (fitoregolatori) ;<br />-Conservare i prodotti vegetali (fisiofarmaci) ;<br />-Eliminare le piante indesiderate (erbicidi) .<br />La legislazione in merito ai prodotti fitosanitari ha subito,nel tempo, una continua ed articolata evoluzione. Le principali normative progressivamente succedutesi sono:<br />- <a href="http://www.ecos.it/alimenti/utente/leggi/1962/legge283-62.htm">La legge n° 283 del 30 aprile 1962</a><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);"><br />- <a href="http://www.italgiure.giustizia.it/nir/lexs/1968/lexs_220180.html">Il D. P. R. n° 1255 del 3 agosto 1968</a><br />- <a href="http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1986/lexs_111179.html">Il D. P. R. n° 128 del 13 marzo 1986</a><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><br />- <a href="http://www.italgiure.giustizia.it/nir/lexs/1988/lexs_302550.html">Il D. P. R . n° 223 del 24 maggio 1988</a> <span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><br />- <a href="http://www.qdctrax.com/indx/qdc_normativa.asp">Il D. M. n° 217 del 25 gennaio 1991</a><br />- <a href="http://siti.inail.it/umbria/pubblicazioni1.htm">Il D.lgs. n° 194 del 17 marzo 1995</a><br />- <a href="http://www.unipa.it/cdl/guriall/nove98/8dpr392.htm">Il D. P. R. 6 ottobre 1998 n° 392</a><br />- <a href="http://gazzette.comune.jesi.an.it/110-99/3.htm">La Circolare 15 aprile 1999 n° 7</a><br />- <a href="http://gazzette.comune.jesi.an.it/2001/165/11.htm">Il D. P. R. 23 aprile 2001 n° 290</a><br /><br /></span></span></span></span></span></span></span></span>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-37078025746054073242009-01-14T08:46:00.008+01:002009-01-14T09:16:19.735+01:00Sicurezza nei frantoi<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.gurema.it/images/antinfor/Cartelli.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 192px;" src="http://www.gurema.it/images/antinfor/Cartelli.jpg" border="0" alt="" /></a>I maggiori fattori di rischio che devono essere sottoposti a controllo sono: <br />-Il livello de esposizione al rumore. <br />-L'uso di sostanze corrosive e irritanti. <br />-Le caratteristiche degli ambienti di lavoro. <br />-Le caratteristiche delle macchine e degli impianti. <br />-Le caratteristiche dell'impianto elettrico. <br />-La movimentazione dei carichi. <br /><br />RUMORE: In un frantoio i macchinari che sono la causa maggiore di rumore sono: il defogliatore, il frangitore, il decanter, il separatore. Spesso nei frantoi questi macchinari vengono posti in ambienti con soffitti bassi,o negli angoli o peggio ancora vicino le une alle altre e questo fa aumentare il rumore. Secondo alcuni studi però il rumore è causato dalle vibrazioni, quindi se noi diminuiamo le vibrazioni diminuisce anche il rumore. <br /><br />Questo può avvenire: <br />-posizionando i macchinari distanti almeno 3 m dalle pareti. <br />-con una costante manutenzione dei macchinari. <br />-con panelli fonoassorbenti nella sala macchine. <br />Secondo la dichiarazione di conformità della "CE" bisogna certificare li livello di rumorosità; essa impone che le macchine e gli impianti devono essere costruiti e installati rispettando le disposizioni di legge che impongono l'adozione del Marchio "CE". <br /><br />MACCHINARI. IL datore di lavoro deve fornire protezione contro l'accesso accidentale alle macchine da parte degli operatori. <br />AMBIENTE DI LAVORO. Il frantoio deve essere attrezzato per la sicurezzza e normativa CE di servizi igienici,uscite di sicurezza,segnaletica di sicurezza e opportuna sistemazione della pavimentazione, con pareti lavabili antisdrucciolo e con rivestimento antimuffa.<br /><br />MOVIMENTAZIONE. Gli apparecchi di sollevamento per portate superiori a 200kg non devono essere manuali. Le funi, cavi e apparati di sollevamento devono essere omologati. <br /><br />IMPIANTO ELETTRICO. Il frantoio è considerato un ambiente umido, quindi bisogna porre attenzione al grado di isolamento dei cavi, dei quadri e dei motori.<br />Estremamente importante è la messa a terra delle macchine e dell'impianto elettrico generale. <br /><br />SOSTANZE CORROSIVE E IRRITANTI. Nel frantoio vengono utilizzati delle sostanze pericolose per gli operatori come: detergenti emulsionanti, disincrostanti acidi, detergenti alcalini, soda caustica. <br />Il datore di lavoro deve predisporre per la protezione degli operatori: <br />-cartelli indicativi del rischio; <br />-uso di guanti, occhiali e stivali;<br />-recipienti contrassegnati con etichette;Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-55583081340879683762009-01-14T08:36:00.002+01:002009-01-14T08:51:55.492+01:00Sigaraio della vite<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVkeMdbuKFkch8SdzYLrNe2qw78BxRUVDqvMWui4OGzZHURuf_aKR9BNmNUDgm_oiSorn1Y5GZt8U_zhJeQh0D8Je2XlqcBXZAmXYELZ25CtfUJaCs9Bt2kUO3IoL9vmycTGIdrTF0Cbxt/s1600-h/sigaraio.JPG"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 240px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVkeMdbuKFkch8SdzYLrNe2qw78BxRUVDqvMWui4OGzZHURuf_aKR9BNmNUDgm_oiSorn1Y5GZt8U_zhJeQh0D8Je2XlqcBXZAmXYELZ25CtfUJaCs9Bt2kUO3IoL9vmycTGIdrTF0Cbxt/s320/sigaraio.JPG" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5291053868911597762" border="0" /></a><br /></div><ul style="font-family: times new roman; text-align: justify;"><li><span style="font-weight: bold;">Identificazione, danno e ciclo biologico.</span></li></ul><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times new roman;">Gli adulti del Sigaraio sono piccoli Coleotteri scuri, con dimensioni di 6-8 mm, dai riflessi metallici bluastri o verde brunastri; sono molto polifagi, infatti infestano la vite, alcuni fruttiferi e molte latifoglie ornamentali e forestali. Il danno provocato è relativamente lieve ed è determinato da un tipico arrotolamento della pagina fogliare; questo è causato dall'appassimento della foglia per incisioni, fatte dalle femmine, sul picciolo fogliare senza provocarne il distacco. Le foglie arrotolate, tenute insieme dai secreti emessi dalle femmine stesse, sembrano dei sigari pendenti che sono particolarmente evidenti nella massa fogliare verde; le femmine ovidepongono all'interno del sigaro. L'insetto sverna da adulto e compie una generazione all'anno.</span><br /><br /></div><ul style="font-family: times new roman; text-align: justify;"><li><span style="font-weight: bold;">Lotta.</span></li></ul><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times new roman;">La lotta chimica non è generalmente giustificata per la relativa bassa dannosità dell'insetto. In caso di forti infestazioni (molto raro) si può intervenire in primavera, alla comparsa degli adulti svernanti, con insetticidi quali: Fenitrotion, Clorpirifos e Piretroidi.</span><br /></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-51827676110854803502009-01-12T10:37:00.002+01:002009-01-12T10:47:22.666+01:00Accartocciamento fogliare della vite<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggBk8t6H8sufafCPLnx3uqEWzBg184vEhw9t8hb8gOZk-Yd_pfQIS1bMQoHOsLIMz27b1_05SXWfwVTJnR71m6Jdf6dXNk293erJrp33zgfkkG2zHHoJhYxAHl3mypTEpakzLKQjELEq5v/s1600-h/vite.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 200px; height: 136px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggBk8t6H8sufafCPLnx3uqEWzBg184vEhw9t8hb8gOZk-Yd_pfQIS1bMQoHOsLIMz27b1_05SXWfwVTJnR71m6Jdf6dXNk293erJrp33zgfkkG2zHHoJhYxAHl3mypTEpakzLKQjELEq5v/s200/vite.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5290341492958363778" border="0" /></a><span style="font-weight: bold;">Identificazione e sintomi</span><br /><span style="font-family:times new roman;">E' la virosi più diffusa al mondo negli areali viticoli. Il sintomo si localizza sulle foglie, specialmente su quelle più vecchie, con ripiegamento dei margini fogliari verso la pagina inferiore. Questa manifestazione è accompagnata da alterazioni cromatiche (rossastre o giallastre) delle lamine fogliari; le foglie, inoltre, assumono consistenza papiracea e mostrano frattura vitrea. Il legno manifesta alterazioni dei tubi cribrosi. Il virus si trasmette col materiale di propagazione infetto e attraverso vettori aspecifici quali: Cocciniglie (Coccidi e Pseudococcidi).</span>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-28782039317572576272009-01-12T10:36:00.018+01:002009-01-23T13:04:26.011+01:00Tortrix viridana<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://tbn0.google.com/images?q=tbn:n4-UjjyGD2Y54M:http://www.lucianabartolini.net/Immagini/lepidotteri/Tortrix-viridana.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 146px; height: 122px;" src="http://tbn0.google.com/images?q=tbn:n4-UjjyGD2Y54M:http://www.lucianabartolini.net/Immagini/lepidotteri/Tortrix-viridana.jpg" alt="" border="0" /></a>Questo Lepidottero Tortricide è presente in tutta Italia e si sviluppa a spese delle Querce, dando luogo ad infestazioni che possono ripetersi anche per quattro anni consecutivi. Il sintomo dell'attacco di questa specie consiste nella presenza di foglie arrotolate verso il basso in senso trasversale-longitudinale.<br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Descrizione</span>: L’adulto, dall'apertura alare compresa tra 17 e 24 mm, presenta ali anteriori di colore verde chiaro e ali posteriori grigie. Gli adulti sfarfallano in maggio-giugno, deponendo le uova a coppie sui rametti posti nelle parti alte della chioma. <a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.inspection.gc.ca/english/plaveg/pestrava/torvir/images/torvirc.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 150px; height: 150px;" src="http://www.inspection.gc.ca/english/plaveg/pestrava/torvir/images/torvirc.jpg" alt="" border="0" /></a>L'uovo passa l'inverno e le larve, di colore verde, schiudono a primavera (Aprile) per poi nutrirsi delle gemme e delle foglie, creandosi un ricovero arrotolando le foglie e unendone i lembi con fili sericei. Il bozzolo viene costruito all'interno del ricovero, tra i residui dell'ultima foglia attaccata.<br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Piante ospiti:</span> Querce, in particolare la Roverella (<span style="font-style: italic;">Quercus pubescens</span>)<br /><span style="font-weight: bold;">Danni:</span> Questo defogliatore comporta la distruzione dei germogli. L’insetto è noto per causare estesi attacchi nei boschi di querce, che possono durare per qualche anno e sono intervallati da lunghi periodi in cui la densità rimane a livelli estremamente bassi. I fattori coinvolti nell’indurre la moltiplicazione in massa delle farfalle sono vari e di difficile previsione. I vistosi danni causati agli alberi di solito non comportano gravi conseguenze per la sopravvivenza del bosco, in quanto le piante sono in grado di riemettere nuovi germogli.</div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-58083934127296771882009-01-09T13:13:00.002+01:002009-01-09T13:24:53.867+01:00Marciume radicale lanoso<span style="font-family: times new roman;">La </span><span style="font-style: italic; font-family: times new roman;">Roselinia necatrix</span><span style="font-family: times new roman;"> è un fungo molto polifago con analogie patogeniche e sintomatologiche simili ad </span><span style="font-style: italic; font-family: times new roman;">Armillariella mellea</span><span style="font-family: times new roman;">; infatti come questo colpisce solo piante poste in condizioni di asfissia radicale e di indebolimento generale. L'apparato aereo delle piante colpite non manifesta sintomi specifici ma solo uno stato di generale sofferenza. I sintomi tipici si localizzano sulle radici che appaiono necrosate, con scorza facilmente amovibile e che mostra un sottostante cilindro legnoso fortemente imbrunito; inoltre, su queste radici, è molto evidente una fitta reticolatura "lanosa", di micelio biancastro, costituito dalle rizomorfe avvolgenti tutto l'apparato radicale. Un elemento caratterizzante di questo fungo è l'espansione della fase miceliare in corrispondenza delle ramificazioni degli intrecci ifali. Le piante deperite manifestano un deperimento e una degenerazione che avviene in tempi molto lunghi. Le rizomorfe e gli sclerozi rappresentano le fasi di conservazione del fungo.</span><br /><br /><ul style="font-family: times new roman; font-weight: bold;"><li>Lotta</li></ul><span style="font-family: times new roman;">La lotta si avvale di molti degli accorgimenti descritti, come misure preventive per l'</span> <span style="font-style: italic; font-family: times new roman;">Armillariellamellea</span><span style="font-family: times new roman;">. Si ricorda solamente che nei terreni molto ricchi di sostanza organica e molto infestati è opportuno eseguire una disinfezione totale mediante fumigazioni.</span>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-24131484913359902652009-01-09T13:06:00.009+01:002009-01-26T10:46:53.834+01:00Malacosoma neustria<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://tbn1.google.com/images?q=tbn:gJJx2uaYDL4abM:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1c/Malacosoma_neustria_Julian_Alps_Slovenia_2.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 150px; height: 113px;" src="http://tbn1.google.com/images?q=tbn:gJJx2uaYDL4abM:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1c/Malacosoma_neustria_Julian_Alps_Slovenia_2.jpg" alt="" border="0" /></a>Questa farfalla di 30-40 mm di apertura alare è diffusa in Europa ed in Asia. In Italia è presente in tutte le regioni. Attacca numerose latifogle forestali e diverse piante da frutto e nel caso di forti infestazioni più frequenti in sud Italia e in Sardegna e si segnalano defogliazioni anche totali. Gli adulti sfarfallano da giugno ad agosto, mentre le femmine depongono le uova attacandole a spirale intorno ai rametti formando un anello. Le larve hanno il capo azzurro ed il corpo peloso ma non urticante, <a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://tbn3.google.com/images?q=tbn:i6GL--T4Ekj36M:http://ukmoths.org.uk/images/1634_Malacosoma_neustriaNGD.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 150px; height: 144px;" src="http://tbn3.google.com/images?q=tbn:i6GL--T4Ekj36M:http://ukmoths.org.uk/images/1634_Malacosoma_neustriaNGD.jpg" alt="" border="0" /></a>percorso da linee parallele blu, rosso mattone, bianco, nero e giallo. Esse formano nidi sericei, entro cui si rifugiano nelle ore notturne; dopo la terza muta si separano e si diffondono sulle fronde dove continuano l'azione trofica ai danni dell'apparato fogliare. Le larve si incrisalidano tra le screpolature dei rami e del tronco e fra le foglie danneggiate.<br /></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-3068010995917633042008-12-19T13:05:00.003+01:002009-01-09T13:06:32.868+01:00Cicalina verde (Empoasca vitis)<span style="font-family:times new roman;"><span style="font-weight: bold;">Classe:</span> <span style="font-style: italic;">Insetti</span></span><br /><span style="font-family:times new roman;"><span style="font-weight: bold;">Ordine:</span> <span style="font-style: italic;">Rincoti</span></span><br /><span style="font-family:times new roman;"><span style="font-weight: bold;">Famiglia:</span> <span style="font-style: italic;">Cicadellidi</span></span><br /><br /><ul style="font-family: times new roman; font-weight: bold;"><li>Identificazione, danno e ciclo biologico</li></ul><span style="font-family:times new roman;">L'insetto adulto è di piccole dimensioni (circa 3 mm), di colore verde chiaro con sfumature dorate. Le forme giovanili sono più chiare, di forma affusolata e, non avendo ali, si spostano velocemente correndo, specialmente se solleccitate. Il danno è determinato dalle punture trofiche che effettuano soprattutto nello stadio giovanile; queste punture si notano sulle nervature delle foglie che le evidenziano con necrosi marginali di colore rossastro, circostante da un alone giallastro, e con filloptosi anticipata; i margini fogliari necrosati disseccano e si ripiegano verso il basso. I maggiori danni sono determinati dagli attacchi in piena estate (seconda generazione) in corrispondenza di andamenti climatici caldo-asciutti. Da ricordare inoltre che lòa cicalina gialla i cui adulti sono di colore giallastro con bande color arancio poste longitudinalmente sul dorso. Le foglie da loro attaccate evidenziano macchie bianche sparse sul lembo e necrosi nei casi più gravi. Le due cicaline svernano da adulto e compiono tre generazioni all'anno.</span><br /><br /><ul style="font-family: times new roman; font-weight: bold;"><li>Lotta</li></ul><span style="font-family:times new roman;">Generalmente gli interventi chimici sono mirati contro la seconda generazione; si effettua una lotta guidata mediante campionamento sulle foglie, mediane e basali, a partire dalla prima metà di luglio.</span>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-85632124126861138182008-12-19T13:01:00.009+01:002009-01-09T13:05:20.451+01:00Lotta contro Lymantria dispar<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://tbn2.google.com/images?q=tbn:Ig9efsRVyMRx4M:http://media-2.web.britannica.com/eb-media/11/51611-004-80A41D59.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 133px; height: 90px;" src="http://tbn2.google.com/images?q=tbn:Ig9efsRVyMRx4M:http://media-2.web.britannica.com/eb-media/11/51611-004-80A41D59.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Il problema fitosanitario principale dei boschi di quercia da sughero in Sardegna è costituito dai Lepidotteri defogliatori <span style="font-style: italic;">Lymantria dispar</span>, <span style="font-style: italic;">Malacosoma neustria </span>e <span style="font-style: italic;">Tortrix viridana</span>. Gli attacchi di questi insetti provocano fondamentalmente una riduzione della biomassa fotosintetica che si traduce in un'alterazione delle condizioni fisiologiche della pianta che ha ripercussioni anche sulla produzione di ghiande e sughero. L'entità del danno provocato dipende dalla densità larvale, che in certi anni può arrivare a livelli tali da provocare la completa defogliazione di interi comprensori forestali. Questi insetti sono soggetti negli anni a fluttuazioni di densità. Nel caso di <span style="font-style: italic;">L. dispar</span> e di <span style="font-style: italic;">M. neustria</span>, in alcune aree della Sardegna, le fluttuazioni sono cicliche e alquanto regolari presentando i massimi di defogliazione ogni 9 anni circa. La <span style="font-style: italic;">T. viridana</span>, al contrario, manifesta una fluttuazione di tipo irregolare con defogliazioni che possono verificarsi ad intervalli superiori ai 10 anni. Per l'adozione delle strategie di controllo sono attualmente disponibili diversi metodi di campionamento, basati sul conteggio delle ovature, sulla cattura degli adulti mediante trappole luminose e a feromoni, sul campionamento delle larve e sulla valutazione visiva delle superfici defogliate. La lotta può essere affrontata sia mediante l'impiego di insetticidi (solo in particolari situazioni e dopo un'attenta scelta del principio attivo), sia attraverso mezzi biotecnici, quali per esempio, i feromoni ma, soprattutto, con la lotta microbiologica basata sull'utilizzo del <span style="font-style: italic;">Bacillus thuringiensis </span>subsp. <span style="font-style: italic;">kurstaki</span>.</span></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-52066526347693036962008-12-17T09:03:00.004+01:002008-12-17T09:08:38.154+01:00Vinificazione in rosso<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.ing.unisannio.it/linkp12/Vinifrosso.gif"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 401px; height: 483px;" src="http://www.ing.unisannio.it/linkp12/Vinifrosso.gif" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:100%;">
<br /></span><meta equiv="Content-Type" content="text/html; charset=utf-8"><meta name="ProgId" content="Word.Document"><meta name="Generator" content="Microsoft Word 10"><meta name="Originator" content="Microsoft Word 10"><link rel="File-List" href="file:///C:%5CDOCUME%7E1%5Cutente%5CIMPOST%7E1%5CTemp%5Cmsohtml1%5C01%5Cclip_filelist.xml"><link rel="Edit-Time-Data" href="file:///C:%5CDOCUME%7E1%5Cutente%5CIMPOST%7E1%5CTemp%5Cmsohtml1%5C01%5Cclip_editdata.mso"><!--[if !mso]> <style> v\:* {behavior:url(#default#VML);} o\:* {behavior:url(#default#VML);} w\:* {behavior:url(#default#VML);} .shape {behavior:url(#default#VML);} </style> <![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml> <w:worddocument> <w:view>Normal</w:View> <w:zoom>0</w:Zoom> <w:hyphenationzone>14</w:HyphenationZone> <w:compatibility> <w:breakwrappedtables/> <w:snaptogridincell/> <w:wraptextwithpunct/> <w:useasianbreakrules/> </w:Compatibility> <w:browserlevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel> </w:WordDocument> </xml><![endif]--><style> <!-- /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:""; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-font-family:"Times New Roman"; color:windowtext;} a:link, span.MsoHyperlink {color:#990033; text-decoration:underline; text-underline:single;} a:visited, span.MsoHyperlinkFollowed {color:purple; text-decoration:underline; text-underline:single;} p {mso-margin-top-alt:auto; margin-right:0cm; mso-margin-bottom-alt:auto; margin-left:0cm; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-font-family:"Times New Roman"; color:#333399;} @page Section1 {size:612.0pt 792.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} --> </style><!--[if gte mso 10]> <style> /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:10.0pt; font-family:"Times New Roman";} </style> <![endif]--> <p style="margin: 4.5pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: 130%;"><span style=";font-size:100%;color:black;" >Il processo attraverso cui un mosto diviene vino è la fermentazione alcolica. Si tratta di una reazione chimica, in cui gli <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#Zuccheri"><span style="text-decoration: none;color:black;" >zuccheri</span></a> vengono convertiti dai lieviti in <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#Alcoli"><span style="text-decoration: none;color:black;" >alcol etilico</span></a>, e prodotti secondari, un processo che può essere riassunto dal seguente schema.<o:p></o:p>Durante tale trasformazione l'alcol etilico che si svolge è pari al 60% dello zucchero presente nel mosto. Ne deriva che un mosto con un grado zuccherino pari al 20%, al termine della fermentazione origina un vino contenente 120 ml/l di alcol etilico, ossia 12 gradi alcolici. I prodotti secondari della fermentazione sono <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#Alcoli"><span style="text-decoration: none;color:black;" >glicerina</span></a>, <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#aldeidi"><span style="text-decoration: none;color:black;" >diacetile</span></a>, <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#Acidi"><span style="text-decoration: none;color:black;" >acido succinico</span></a>, <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#Acido"><span style="text-decoration: none;color:black;" >acido malico</span></a>, <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#Acido"><span style="text-decoration: none;color:black;" >acido acetico</span></a>, <a href="http://www.italyeno.com/principale/chimica.htm#Aldeidi"><span style="text-decoration: none;color:black;" >aldeide acetica</span></a>.<o:p></o:p>Il mosto, ottenuto dopo diraspapigiatura delle uve, rimane a contatto con le bucce e i vinaccioli (le vinacce) per un periodo di tempo variabile in funzione dell'effetto desiderato. Se la vinificazione viene fatta avvenire lasciando fermentare il mosto in presenza delle vinacce per un periodo di tempo relativamente lungo (7-15 giorni) si utilizza il termine "vinificazione con macerazione" o alternativamente si parla di "vinificazione in rosso". Quest'ultima definizione si collega al fatto che le sostanze coloranti, presenti nelle bucce, vengono estratte nel tempo sfruttando l'azione solubilizzante dell'alcol che viene prodotto nel corso della fermentazione<o:p></o:p>Esistono al riguardo diverse tecniche utilizzate per migliorare il contatto delle vinacce, che tendono a galleggiare sul mosto formando il cosi detto "cappello", con il mosto sottostante:<o:p></o:p></span></p> <p style="margin: 4.5pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: 130%;"><span style=";font-size:100%;color:black;" >a) follatura; azione meccanica esercitata sul cappello per immergerlo nel mosto (normalmente effettuata dal vignaiolo due volte al giorno);<o:p></o:p></span></p> <p style="margin: 4.5pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: 130%;"><span style=";font-size:100%;color:black;" >b) rimontaggio; innaffiamento del capello dall'alto con il mosto prelevato dal basso del tino e rilanciato verso l'alto per mezzo di una pompa per liquidi;<o:p></o:p></span></p> <p style="margin: 4.5pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: 130%;"><span style=";font-size:100%;color:black;" >c) fermentazione a cappello sommerso; introduzione nel tino di fermentazione di un graticcio che ostacoli l'affioratura delle vinacce sulla superficie del mosto con la formazione di un cappello che resta immerso nel mosto.<o:p></o:p></span></p> <span style=";font-family:";font-size:100%;color:black;" >Al termine della fermentazione il vino nuovo, torbido e ricco di anidride carbonica, viene separato dalle sue vinacce mediante un travaso che prende il nome di svinatura; il vino nuovo o "fiore" viene destinato a seconda dei casi verso tini in acciaio o botti in legno, mentre le vinacce vengono sottoposte alla torchiatura dalla quale si ottiene il vino torchiato. Il vino torchiato, meno nobile di quello ottenuto dalla svinatura, può essere o riunito con il vino "fiore" o utilizzato come prodotto finito di bassa qualità.</span>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-87326213323932174702008-12-17T08:55:00.006+01:002009-04-11T13:03:52.589+02:00Vinificazione in bianco<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.antichivigneti.eu/web/images/stories/schema%20della%20vinificazione%20in%20bianco.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 394px; height: 289px;" src="http://www.antichivigneti.eu/web/images/stories/schema%20della%20vinificazione%20in%20bianco.jpg" alt="" border="0" /></a>
<br />
<br /><meta name="ProgId" content="Word.Document"><meta name="Generator" content="Microsoft Word 10"><meta name="Originator" content="Microsoft Word 10"><link rel="File-List" href="file:///C:%5CDOCUME%7E1%5Cutente%5CIMPOST%7E1%5CTemp%5Cmsohtml1%5C01%5Cclip_filelist.xml"><!--[if gte mso 9]><xml> <w:worddocument> <w:view>Normal</w:View> <w:zoom>0</w:Zoom> <w:hyphenationzone>14</w:HyphenationZone> <w:compatibility> <w:breakwrappedtables/> <w:snaptogridincell/> <w:wraptextwithpunct/> <w:useasianbreakrules/> </w:Compatibility> <w:browserlevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel> </w:WordDocument> </xml><![endif]--><!--[if !mso]><object classid="clsid:38481807-CA0E-42D2-BF39-B33AF135CC4D" id="ieooui"></object> <style> st1\:*{behavior:url(#ieooui) } </style> <![endif]--><style> <!-- /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:""; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-font-family:"Times New Roman";} @page Section1 {size:612.0pt 792.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;</style><span style=";font-size:100%;color:black;"><span style="font-size:100%;">
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<br />Le sostanze responsabili del colore dei vini (antociani) sono per lo più presenti sulle bucce degli acini e nelle parti solide (raspi e vinaccioli) e vengono estratte essenzialmente nel corso della <a href="http://www.italyeno.com/principale/glossario.htm#M"><span style="text-decoration: none;color:black;">macerazione</span></a>, ad opera dell'alcol che si sviluppa durante la</span><span style="text-decoration: underline;font-size:100%;"> fermentazione</span><span style="font-size:100%;">. Il processo di fermentazione in assenza di vinacce viene denominata "vinificazione in bianco". Con questa tecnica è possibile ottenere vini bianchi da uve di qualunque tipo: molti champagne e spumanti si producono da <a href="http://www.italyeno.com/principale/glossario.htm#U"><span style="color:black;">uvaggi </span></a>comprendenti uve bianche e rosse.</span> Gli champagne ottenuti da uvaggi di uve bianche vengono chiamati "blanc de blancs", per indicare la loro origine. <o:p></o:p></span> <span style=";font-family:";font-size:100%;color:black;">In un processo di vinificazione in bianco dalle uve pigiate, private di raspi bucce e vinaccioli, si ottiene il "mosto fiore" che viene lasciato fermentare per un periodo di tempo di 10-20 giorni ad una temperatura inferiore ai </span><span style="font-size:100%;"><st1:metricconverter productid="20ᄚC"><span style=";font-family:";color:black;">20°C</span></st1:metricconverter></span><span style=";font-family:";font-size:100%;color:black;">. In alcuni casi, il mosto viene lasciato a contatto con le vinacce per un breve periodo, 12-36 ore, ad una temperatura di 7-</span><span style="font-size:100%;"><st1:metricconverter productid="10ᄚC"><span style=";font-family:";color:black;">10°C</span></st1:metricconverter></span><span style=";font-family:";font-size:100%;color:black;">. Si tratta di un procedimento, detto criomacerazione, che consente di aumentare l'estrazione di profumi ed aromi contenuti nelle bucce, limitando nel contempo l'estrazione dei tannini. L'applicazione delle tecnologie più moderne e sofisticate, che nel campo enologico si traducono in impianti di termostatazione dotati di sorgenti fredde molto potenti ed affidabili, consentono ormai anche la sperimentazione di tecniche "estreme". Nella produzione di vini bianchi "a tiratura limitata" si trovano ormai vini ottenuti al termine di criomacerazioni a temperature prossime agli 0° C, che consentono di prolungare la macerazione sino a otto dieci giorni. I risultati sono eccellenti e consentono la realizzazione di vini bianchi con una ampiezza olfattiva e una struttura che con le tecniche tradizionali sono di fatto irraggiungibili.I vini bianchi dotati di struttura e caratterizzati da una presenza significativa di tannini si prestano molto bene, ad un affinamento in botti di legno di piccole dimensione (225-</span><span style="font-size:100%;"><st1:metricconverter productid="400 litri"><span style=";font-family:";color:black;">400 litri</span></st1:metricconverter></span><span style=";font-family:";font-size:100%;color:black;">) per periodi compresi tra i 3 mesi ed 1 anno. Si ottengono vini bianchi che per ampiezza olfattiva, corpo e lunghezza di gusto sono in grado di regalare sensazioni molto piacevoli, a volte, inaspettate.</span><div>
<br /></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-size: small;">immagine tratta dal sito: www.antichivigneti.eu</span></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-57763074913009179622008-12-17T08:54:00.003+01:002008-12-17T09:06:04.852+01:00Produzione del Mosto.<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6kXpP5vicG0InFQ67-_Rdp5VWi-5ybwK9IV1JYAO7fuzZ7jDgEu6l7tCeaG7NU-NHHqkZ2dttkx6HGFJHICAycyp7suJHkVyse1pZGVfK7UYYBQmY1hUvhTa7QThRs6Cc3D6IeJa5WilY/s1600-h/diraspa.JPG"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6kXpP5vicG0InFQ67-_Rdp5VWi-5ybwK9IV1JYAO7fuzZ7jDgEu6l7tCeaG7NU-NHHqkZ2dttkx6HGFJHICAycyp7suJHkVyse1pZGVfK7UYYBQmY1hUvhTa7QThRs6Cc3D6IeJa5WilY/s400/diraspa.JPG" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5280667110088783714" border="0" /></a><span style="font-family: times new roman;">Nonostante la pigiatura dell'uva - l'operazione che consente la produzione del mosto - sia semplice nella sua forma, in realtà è opportuno utilizzare strumenti idonei. In commercio esistono diversi tipi di pigiatrici meccaniche che consentono di pigiare grosse quantità di uva in tempi piuttosto brevi. La rapidità con la quale si pigia l'uva è in effetti di fondamentale importanza, poiché dal momento del raccolto al momento nel quale si inizia la produzione del mosto dovrà passare il minor tempo possibile. Uno dei problemi principali nella produzione casalinga del vino è rappresentata dalla procedura di separazione dei raspi dall'uva, un'operazione che si ritiene indispensabile per la produzione dei vini bianchi. La pigiatura dell'uva dovrebbe essere in effetti preceduta dalla </span><i style="font-family: times new roman;">diraspatura</i><span style="font-family: times new roman;">, cioè la separazione del raspo - la parte legnosa centrale del grappolo al quale sono attaccati gli acini - così da non conferire quantità eccessive di tannini </span><i style="font-family: times new roman;">ruvidi</i><span style="font-family: times new roman;"> al mosto. A tale proposito è bene ricordare che in certi casi, in particolare quando le uve sono carenti di tannini, la diraspatura può essere evitata, tuttavia è sempre consigliabile eseguirla nella produzione dei vini bianchi in modo da assicurare maggiore finezza ed eleganza. Questa operazione può essere eseguita mediante un'apposita macchina - detta </span><i style="font-family: times new roman;">diraspatrice</i><span style="font-family: times new roman;"> - tuttavia è più conveniente e pratico utilizzare una </span><i style="font-family: times new roman;">pigio-diraspatrice</i><span style="font-family: times new roman;">, cioè una macchina che oltre a provvedere alla separazione degli acini dal raspo, esegue anche la pigiatura dell'uva. In commercio esistono diversi tipi di pigio-diraspatrici e non tutte sono uguali. Una buona pigio-diraspatrice, oltre a consentire la separazione del raspo, dovrà pigiare l'uva in modo piuttosto delicato, senza eccessiva forza e in modo tale da non lacerare eccessivamente le bucce evitando la frantumazione dei vinaccioli. Il lavoro svolto da una buona pigio-diraspatrice è facile da riconoscere: le bucce sono integre e presentano una sola spaccatura laterale e i vinaccioli sono perfettamente integri. La frantumazione dei vinaccioli va evitata soprattutto nella produzione per i vini bianchi, poiché cedono quantità eccessive di tannini al mosto. Bucce più integre faciliteranno inoltre l'operazione di </span><i style="font-family: times new roman;">sgrondamento</i><span style="font-family: times new roman;"> del mosto, cioè la separazione delle parti solide dalla parte liquida. A seconda del tipo di vino che si intende produrre, il mosto va trattato in modo opportuno. Nel caso di vino bianco, si procederà con lo </span><i style="font-family: times new roman;">sgrondamento</i><span style="font-family: times new roman;">, cioè all'immediata separazione delle bucce e dei vinaccioli così da limitare la cessione di polifenoli. Per il mosto destinato alla produzione di vino rosso, le bucce sono invece lasciate in macerazione per tutto il periodo della fermentazione, o fino a quando non si raggiunge il grado di colorazione e la quantità di tannini desiderata. Subito dopo la pigiatura, a causa del contatto con l'aria e dei lieviti naturalmente presenti nelle bucce, il mosto inizia a ossidarsi e a fermentare. L'ossidazione dovrà essere evitata in ogni caso - così come nel vino - mentre nel caso della produzione di vino bianco, è opportuno ritardare la fermentazione così da consentire un'adeguata sedimentazione delle parti solide presenti nel mosto. Nella produzione di vino bianco è infatti auspicabile l'utilizzo di mosto limpido e privo di sostanze solide - costituite dai residui della polpa e delle bucce - in modo da ottenere un vino più limpido e più stabile. L'anidride solforosa si rivela utile e fondamentale già subito dopo la pigiatura dell'uva poiché, grazie ai suoi effetti, evita dannose ossidazioni, opera un'opportuna selezione dei lieviti e blocca temporaneamente la loro azione. Queste due qualità saranno indispensabili per i mosti destinati alla produzione di vino bianco, poiché bloccando l'azione dei lieviti e svolgendo una blanda azione chiarificante, si consentirà la sedimentazione delle parti solide presenti nel mosto ritardando la fermentazione. Nonostante l'anidride solforosa abbia degli effetti indesiderati sull'organismo, le quantità tipicamente utilizzate e ammesse in enologia sono da considerarsi </span><i style="font-family: times new roman;">relativamente</i><span style="font-family: times new roman;"> sicure, tuttavia è sempre opportuno utilizzare sempre e comunque la quantità minima indispensabile. Nella produzione casalinga di vino, il metodo più semplice e affidabile di addizione di anidride solforosa è rappresentato dall'impiego di metabisolfito di potassio, semplice da pesare e da aggiungere. È invece sconsigliabile il poco pratico impiego di dischi di zolfo da bruciare nei contenitori, poiché questo metodo non consente di stabilire esattamente le dosi di anidride solforosa aggiunta al mosto o al vino. Utilizzando il metabisolfito di potassio, è opportuno ricordare che questo contiene circa il 55% di anidride solforosa, pertanto un grammo di metabisolfito di potassio produce 550 mg di anidride solforosa. Per quanto riguarda il mosto, le quantità di metabisolfito di potassio da impiegare possono variare da 5 a 30 grammi per ettolitro, dosi variabili in funzione della qualità e della sanità delle uve. Nel caso di uve sane e senza difetti, sarà sufficiente impiegare da 5 a 10 grammi per ettolitro di metabisolfito di potassio, mentre con uve alterate da muffa, o peggio ancora, da marciume, si arriverà all'impiego di 20-30 grammi per ettolitro. In condizioni normali, l'impiego di 10-15 grammi per ettolitro è da considerarsi corretto e tale da garantire una buona fermentazione. È comunque opportuno ricordare che maggiore è la dose di anidride solforosa utilizzata nel mosto e più lento risulterà essere l'inizio della fermentazione alcolica. Inoltre, quantità eccessive di metabisolfito di potassio (50-60g/hl e oltre) inibiscono completamente la fermentazione del mosto poiché in questo modo si eliminano tutti i microorganismi presenti, compresi i lieviti. L'aggiunta di anidride solforosa, nella forma di metabisolfito di potassio o di altri metodi, va eseguita in accordo al tipo di mosto da trattare. Poiché l'anidride solforosa svolge anche un'azione solvente in certi componenti presenti nella buccia degli acini d'uva - in particolare le sostanze coloranti e i polifenoli - si sconsiglia l'addizione, praticata da molti, direttamente sulle uve bianche poiché questo provocherebbe un poco desiderabile ingiallimento del mosto. Nel mosto prodotto da uve bianche è sempre opportuno aggiungere l'anidride solforosa dopo la fase di </span><i style="font-family: times new roman;">sgrondamento</i><span style="font-family: times new roman;">, cioè dopo avere provveduto a separare le bucce dal mosto. In ogni caso, indipendentemente dal tipo di vino da produrre - sia bianco, sia rosso - è preferibile aggiungere l'anidride solforosa direttamente al mosto provvedendo a mescolare uniformemente la massa. Il contatto con le bucce è indispensabile nei mosti da uve rosse poiché saranno proprio queste a conferire colore al vino, mentre nel vino bianco vanno eliminate subito dopo la pigiatura. La parte sgrondata può essere quindi torchiata e aggiunta al mosto, oppure utilizzata per la produzione di vini di minore pregio. </span></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-10492473677590811132008-12-15T10:50:00.011+01:002009-01-16T13:15:49.463+01:00Tecniche di uso dei regolatori dello sviluppo<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.agrimodena.it/biblioteca/difesapatata_file/image006.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 299px; height: 231px;" src="http://www.agrimodena.it/biblioteca/difesapatata_file/image006.jpg" alt="" border="0" /></a>Questo metodo di lotta biotcnologica si basa sulla possibilità di inferire sui processi dello sviluppo embrionale e postembrionale degli insetti, modificando l'equilibrio tra gli ormoni che regolano la muta e le varie fasi della metamorfosi.<br />Questi nuovi insetticidi "regolatori dello sviluppo" (Grow Regulator - G. R.) sono molto selettivi e svolgono la loro azione su due particolari metamolismi, caratteristici dello sviluppo degli insetti: la muta e la metamorfosi.<br />Questi due metabolismi sono regolati da due ormoni:<span style="color: rgb(255, 0, 0);"> <span style="color: rgb(255, 0, 0);">l'ecdisone e la neotenina.</span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);">Il primo presiede alla muta permettendo il distacco dalla vecchia cuticola e di conseguenza</span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);">l'acrescimento lineare dell'insetto, modificandone la struttura.</span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);">Il secondo, chiamato ormone della giovinezza, mantiene l'insetto allo stadio giovanile, facendolo accrescere in volume e mantenendo inalterale le strutture.</span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);">Allo stato attuale della ricerca e della sperimentazione i composti a base di ecdisone ( soprattutto i fitoecdisoni isolati da alcuni vegetali, e che hanno evidenziato interessanti azioni sterilizzanti ed inibenti sul metamolismo di alcuni insetti) sono di difficile applicazione perchè non agiscono per contatto (non superano la barriera cuticolare) e pochi sono attivi per ingestione.</span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);">I composti a base di ormoni giovanili (neotenina e/o suoi derivati) hanno maggior successo perchè si sono rivelati attivi nei confronti delle larve, delle crisalidi, delle uova, degli embrioni ed infine sterilizzano le femmine che depongono uova poco fertili o completamente sterili, interferendo anche nella diapausa.</span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);">Attualmente i regolatori dello sviluppo utilizzati in agricoltura si possono raggruppare in due categorie:</span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);">1 regolatori dello sviluppo chitino - inibitori</span></span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">(siglati C. S.I.) che agiscono sul rinnovamento della cuticola interagendo nella sintesi della chitina, negli stadi giovanili di alcuni insetti, interferendo sul metabolismo dell'ecdisone e quindi bloccando le mute; tra queste sostanze ricordiamo il Diflubenzuron, il Teflubenzuron, il Lufenuron, il Flufenoxuron (agisce anche su acari) , il Trifumuron, il Buprofezin (attivo su Rincoti ed alcuni Acari) ed il Cyromazine (attivo su Ditteri minatori di organi vegetali).</span></span></span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">In questo gruppo di prodotti potrebbero essere annoverati anche alcune sostanze attive ad azioni acaricida che agiscono come chitino inibitori e inibitori della crescita, come l'Esitiazox ed il Clofentezine. Queste sostanze, inibendo la biosintesi della chitina, o interferendo nel deposito della stessa,impediscono il rinnovamento della vacchia coticola;inoltre dimostrano anche azione ovicida ed,in alcuni casi,azione sterilizzanti nei confronto delle femmine (Lepidotteri ),delle Psille e di alcuni altri Rincoti (eterometaboli).</span></span></span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);">2 regolatori di sviluppo o di crescita</span></span></span></span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">che simulano l'azione di sostanze secrete dagli insetti,quali la neotenina; questi prodotti, che simulano l'azione dell'ormone della giovinezza vengono chiamati juvenoidi (J.H.A.).Fra questi ricordiamo il Fenoxycarb (sostanza attualmente non ammessa in Italia per il suo impato ambientale e la dubbia selettività) che agisce simulando l'azione della neotinina;quando lo stadio di un insetto è prossimo alla maturità (larva di ultima età) , la concentrazione di ormone giovanile decresce per consentire la metaforfosi; il Fenoxycarb agisce in questo momento mantenendo artificialmente elevato il tasso di neotenina bloccando la metamorfosi e provocando la morte dell'insetto; la stessa azione viene esplicata nei confronti delleuova impedendo l'embriogenesi.Il Fenoxycarb agisce anche a livello degli adulti alterandone la fertilità e la regolarità dello sviluppo. Altri Juvenoidi, non registrati in Italia, ma sperimemtati ed utillizzati in altri paesi contro alcuni insetti , sono:il Methoprene (su Ditteri e Coleotteri), il Kinoprene ( contro Rincoti Omotteri) e l'Hydroprene (contro Blattodei, Coleotteri ed Omotteri).</span></span></span></span></span></span><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);">3 Composti acceleratori della muta</span><span style="color: rgb(0, 0, 0);"> ( MAC),</span><br />da alcuni anni è registrato in Italia una sostanza attiva chiamata <span style="color: rgb(255, 0, 0);">TEBUFENOZIDE</span><span style="color: rgb(0, 0, 0);">, è una sostanza inclusa tra i </span><span style="color: rgb(255, 0, 0);">composti acceleratori della muta (MAC). </span><span style="color: rgb(51, 51, 51);">E il capostipide dei MAC, sostanze che inducono mute premature simulando l'azione dell'ecdisone con risultati mortali per le larve.</span><br /><span style="color: rgb(51, 51, 51);">Il Tebufenozide ha evidenziato una buona attività sperimentale contro le larve di alcuni Lepidotteri. L'azione biologica di Tebufenozide si esplica simulando le profonde modificazione morfo-fisiologiche indotte dall'ecdisone, quindi scatenando una muta anticipata in un momento in cui l'insetto non è "pronto". Il prodotto agisce per ingestione e solo sugli stadi larvali rd è selettivo nei confronti di insetti utili ed acari predatori. E in fase di registrazione un altro prodotto MAC,si tratta del Metossifenozide, sostanza con caratteristiche analoghe al Tebufenozide.</span><br /><br /><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(255, 0, 0);"><span style="color: rgb(51, 51, 51);"><span style="font-size:78%;">Tratto dal libro di testo "Ecologia Applicata" (Ferrari, Marcon, Menta - ed. Edagricole)</span></span></span></span><br /></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-864679497470531486.post-20276321504135035362008-12-15T10:45:00.007+01:002008-12-15T16:22:13.474+01:00Fare il vino: Il mosto<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY758sSgX0o_j4ji02YPlDBXrUTs2RJCD6tUuGMRI7dYKCuI4RjcYZtEV5sd085TtJsQXAM6AgH6J1wfl_WOWsbq2xgAUCE0i9xupCtZY_zueegw4k8lAauv_MkbqKiQu9NZszLluqT1z9/s1600-h/CIMG0961.JPG"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5280036932094157602" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 287px; CURSOR: hand; HEIGHT: 266px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY758sSgX0o_j4ji02YPlDBXrUTs2RJCD6tUuGMRI7dYKCuI4RjcYZtEV5sd085TtJsQXAM6AgH6J1wfl_WOWsbq2xgAUCE0i9xupCtZY_zueegw4k8lAauv_MkbqKiQu9NZszLluqT1z9/s400/CIMG0961.JPG" border="0" /></a><span style="font-family:times new roman;">La produzione del mosto rappresenta la prima fase di lavorazione in cantina, un'operazione che inizia con la selezione e la spremitura dei grappoli dell'uva. Dal punto di vista tecnico, il mosto è il prodotto che si ricava dall'uva fresca o ammostata - con o senza raspi e bucce - attraverso i procedimenti meccanici della pigiatura, sgrondatura e torchiatura. Se si considera il mosto come il risultato della spremitura delle uve senza ulteriori procedimenti, esso è composto per l'80-85% dalla polpa, 10-15% di bucce, 5% di vinaccioli o semi. Durante la fase della pigiatura - che consiste nello schiacciamento degli acini - si esegue generalmente anche la cosiddetta diraspatura, cioè la separazione dei raspi con lo scopo di non arricchire eccessivamente il mosto di tannini ruvidi: un'operazione praticamente indispensabile per i mosti destinati alla produzione di vini bianchi. Il mosto è la frazione liquida del pigiato dell'uva - il succo - composta per il 70-80% di acqua, 10-30% di zuccheri (prevalentemente fruttosio e glucosio) oltre a sostanze minerali, azotate (inorganiche e proteiche), polifenoli (tannini e sostanze coloranti) e acidi organici. La vinaccia è invece la frazione solida del pigiato dell'uva composta dalle parti fibrose della polpa, semi e buccia.<br />L'analisi condotta sul mosto rileva inoltre la presenza di lieviti, sia perché questi sono naturalmente presenti nell'aria, sia perché - e soprattutto - si trovano nella pruina, lo strato superficiale opaco e biancastro che ricopre la buccia dell'acino dell'uva. Le sostanze acide - anche se normalmente poco percettibili all'assaggio a causa dell'azione di contrasto degli zuccheri - sono generalmente comprese fra i valori di pH 2,7 e 3,5, indispensabili per un regolare svolgimento della fermentazione. Nel mosto si trovano anche vitamine dei gruppi A, B e C, sostanze minerali (potassio, calcio, magnesio, sodio, fosfati, solfati, cloruri, ferro e rame) utili per il regolare andamento della fermentazione e per la stabilità e la limpidezza del vino. Di particolare importanza è la presenza di sostanze azotate, indispensabili allo sviluppo dei lieviti responsabili della fermentazione alcolica. Queste sostanze, al termine della fermentazione, si trasformeranno in componenti aromatici, alcune delle quali molto importanti per l'aroma complessivo del vino. Nonostante il loro importante ruolo, l'eccessiva presenza di sostanze azotate nel mosto può provocare intorbidamenti al vino oltre a compromettere la sua stabilità.</span><br /><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:times new roman;"><a href="http://www.diwinetaste.com/dwt/it2006126.php">http://www.diwinetaste.com/dwt/it2006126.php</a> </span></span></div>Classe 5^ A corso Agrotecnico - I.P.A.A. OLBIAhttp://www.blogger.com/profile/12783519246535408340noreply@blogger.com