mercoledì 12 novembre 2008

La pecora sarda

PECORA SARDA

Origine e diffusione: razza originaria della Sardegna, probabilmente discende dal muflone(Ovis musimon). Oltre che nella sua terra di origine è allevata in diverse zone della penisola tra cui: il Lazio,la Toscana,L'Umbria, l'Abruzzo e le Marche nel centro Italia,la Sicilia e la Calabria nel meridione e gruppi meno consistenti nel nord i più importanti sono in Liguria, Piemonte e in Emilia Romagna.Mentre all'estero si registrano nuclei in vari paesi del meditteraneo tra cui la Tunisia e la Spagna.Allo stato attuale gli ovini di tale razza presenti in Italia sono circa 4.000.000 di capi, di cui un buon 60 per cento allevato solo in Sardegna(la pecora sarda costituisce oltre il 50% del patrimonio ovino italiano).

Tipologia di allevamento: E' una razza rustica e molto produttiva e viene allevata in modo estensivo e transumante nelle zone di origine; stanziale (con pascolo) negli allevamenti continentali.La principale caratteristica per la quale viene allevata è la produzione del latte che oscilla dai 60 litri in100 giorni per le primipare(in un allevamento estensivo) ai 180 litri in 180 giorni per le pluripare (in un allevamento intensivo). Per quello che riguarda la carne occorre dire che, nonostante sia la pecora sarda ad attitudine lattifera anche la produzione della carne ha una sua importanza.Infatti molto richiesta sul mercato è la carne dell'agnello tra gli 8 e i 10 kg di peso,mentre nella sua zone d'origine ha un buon riscontro di mercato anche la carne dei soggetti adulti impiegata nella preparazione di diversi piatti della tradizione sarda.Infine la produzione della lana ha un ruolo marginale essendo di qualità grossolana, adatta per tappeti e materassi.

Mondatura e molitura

Prima di essere lavorate le olive vengono pulite da corpi estranei quali foglie, rami,pitre,ecc. e vengono lavate con delle macchine chiamte lavatrici-asciugatrici.


Dopo di che si passa alla macinazione attraverso il frantoio a martelli o molazza, con questa operazione si ottiene la pasta-d'olio. Un composto formato da parti solide e liquide, costituita da acqua, olio, e morchie.

La lotta integrata


La lotta integrata è una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si ricordano:
  • l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
  • fitofarmaci selettivi (che eleminano solo alcuni insetti);
  • fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite le tecniche di autocidio, come la tecnica dell'insetto sterile (SIT);
  • la previsione del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo.
  • la lotta agli insetti dannosi tramite l’inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica);
  • l’uso di varietà colturali maggiormente resistenti;
  • l’uso della rotazione colturale;
  • particolare attenzione ed eliminazione di piante infette.

I limiti della lotta integrata sono costituiti dai maggiori costi di produzione, dalla necessità di una assistenza tecnica qualificata, e la obbiettiva difficoltà nel certificare il prodotto.La prima regione a creare un marchio di garanzia e tutela per i prodotti agroalimentari realizzati con tecniche di agricoltura integrata è la Toscana con il marchio “Agriqualità” (creato con legge regionale N.25 del 1999).

La vite: La potatura di allevamento e di produzione a guyot.

La pianta adulta potata è costitutita da un fusto verticale alto da 50 a 100 cm e da una corta branca sulla quale sono inseriti uno sperone di 2-3 gemme in posizione più basale e un tralcio a frutto di 5-12 gemme che si lega al primo filo dell'impalcatura, orizzontalmente o ad archetto. Lo sperone serve al rinnovo della vegetazione per l'anno successivo: il tralcio basale prodotto da questo sarà a sua volta speronato a 2-3 gemme, il tralcio apicale sarà potato a 5-12 gemme per la produzione. La potaura di allevamento, nel primo anno, è uguale per tutte le forme; si differenzia alla fine della seconda vegetazione: dei due tralci presenti, uno viene eliminato, il migliore si pota all'altezza del primo filo se è relativamente debole, si pota più lungo e si lega alla fine della terza vegetazione, si darà alla pianta l'assetto definitivo speronando a 2-3 gemme un tralcio inserito in prossimità del primo filo e potando a 5-10 gemme un secondo in posizione appena superiore. Tutto il resto si elimina.

La raccolta dell'olivo






















Si procede alla raccolta quando la buccia della drupa assume un colore violaceo. Questo fenomeno si chiama invaiatura. L'epoca di rccolta è ottobre-gennaio per il sud italia, mentre febbraio-marzo per il nord italia.
Esistono diverse tecniche di raccolta:
  • la brucatura
  • l'abbacchiatura
  • la raccatatura.
La brucatura consiste nel raccogliere le olive direttamente dalla pianta;
l'abbacchiatura consiste nello scuotere i rami con bastoni e canne, questo è un metodo in disuso perchè provoca lesioni ai rami, creando vie d'accesso alla rogna dell'olivo;
la raccatatura consiste nel raccogliere le olive da terra, questo fenomeno avvine per la completa maturazione delle olive o per attacchi parassitari. Questa operazoìione dev'essere eseguita in tempo perchè il troppo contatto delle drupe con il terreno e l'umidità provoca un'inacidimentodelle olive e del futuro oli.
Una volta raccolte le olive devono essere trasportate in cassette forate o in sacchi ai frantoi, è consigliabile trasportare i frutti entro 48h al frantoio.