lunedì 15 dicembre 2008

Tecniche di uso dei regolatori dello sviluppo

Questo metodo di lotta biotcnologica si basa sulla possibilità di inferire sui processi dello sviluppo embrionale e postembrionale degli insetti, modificando l'equilibrio tra gli ormoni che regolano la muta e le varie fasi della metamorfosi.
Questi nuovi insetticidi "regolatori dello sviluppo" (Grow Regulator - G. R.) sono molto selettivi e svolgono la loro azione su due particolari metamolismi, caratteristici dello sviluppo degli insetti: la muta e la metamorfosi.
Questi due metabolismi sono regolati da due ormoni: l'ecdisone e la neotenina.
Il primo presiede alla muta permettendo il distacco dalla vecchia cuticola e di conseguenza
l'acrescimento lineare dell'insetto, modificandone la struttura.
Il secondo, chiamato ormone della giovinezza, mantiene l'insetto allo stadio giovanile, facendolo accrescere in volume e mantenendo inalterale le strutture.
Allo stato attuale della ricerca e della sperimentazione i composti a base di ecdisone ( soprattutto i fitoecdisoni isolati da alcuni vegetali, e che hanno evidenziato interessanti azioni sterilizzanti ed inibenti sul metamolismo di alcuni insetti) sono di difficile applicazione perchè non agiscono per contatto (non superano la barriera cuticolare) e pochi sono attivi per ingestione.
I composti a base di ormoni giovanili (neotenina e/o suoi derivati) hanno maggior successo perchè si sono rivelati attivi nei confronti delle larve, delle crisalidi, delle uova, degli embrioni ed infine sterilizzano le femmine che depongono uova poco fertili o completamente sterili, interferendo anche nella diapausa.
Attualmente i regolatori dello sviluppo utilizzati in agricoltura si possono raggruppare in due categorie:
1 regolatori dello sviluppo chitino - inibitori
(siglati C. S.I.) che agiscono sul rinnovamento della cuticola interagendo nella sintesi della chitina, negli stadi giovanili di alcuni insetti, interferendo sul metabolismo dell'ecdisone e quindi bloccando le mute; tra queste sostanze ricordiamo il Diflubenzuron, il Teflubenzuron, il Lufenuron, il Flufenoxuron (agisce anche su acari) , il Trifumuron, il Buprofezin (attivo su Rincoti ed alcuni Acari) ed il Cyromazine (attivo su Ditteri minatori di organi vegetali).
In questo gruppo di prodotti potrebbero essere annoverati anche alcune sostanze attive ad azioni acaricida che agiscono come chitino inibitori e inibitori della crescita, come l'Esitiazox ed il Clofentezine. Queste sostanze, inibendo la biosintesi della chitina, o interferendo nel deposito della stessa,impediscono il rinnovamento della vacchia coticola;inoltre dimostrano anche azione ovicida ed,in alcuni casi,azione sterilizzanti nei confronto delle femmine (Lepidotteri ),delle Psille e di alcuni altri Rincoti (eterometaboli).
2 regolatori di sviluppo o di crescita
che simulano l'azione di sostanze secrete dagli insetti,quali la neotenina; questi prodotti, che simulano l'azione dell'ormone della giovinezza vengono chiamati juvenoidi (J.H.A.).Fra questi ricordiamo il Fenoxycarb (sostanza attualmente non ammessa in Italia per il suo impato ambientale e la dubbia selettività) che agisce simulando l'azione della neotinina;quando lo stadio di un insetto è prossimo alla maturità (larva di ultima età) , la concentrazione di ormone giovanile decresce per consentire la metaforfosi; il Fenoxycarb agisce in questo momento mantenendo artificialmente elevato il tasso di neotenina bloccando la metamorfosi e provocando la morte dell'insetto; la stessa azione viene esplicata nei confronti delleuova impedendo l'embriogenesi.Il Fenoxycarb agisce anche a livello degli adulti alterandone la fertilità e la regolarità dello sviluppo. Altri Juvenoidi, non registrati in Italia, ma sperimemtati ed utillizzati in altri paesi contro alcuni insetti , sono:il Methoprene (su Ditteri e Coleotteri), il Kinoprene ( contro Rincoti Omotteri) e l'Hydroprene (contro Blattodei, Coleotteri ed Omotteri).
3 Composti acceleratori della muta ( MAC),
da alcuni anni è registrato in Italia una sostanza attiva chiamata TEBUFENOZIDE, è una sostanza inclusa tra i composti acceleratori della muta (MAC). E il capostipide dei MAC, sostanze che inducono mute premature simulando l'azione dell'ecdisone con risultati mortali per le larve.
Il Tebufenozide ha evidenziato una buona attività sperimentale contro le larve di alcuni Lepidotteri. L'azione biologica di Tebufenozide si esplica simulando le profonde modificazione morfo-fisiologiche indotte dall'ecdisone, quindi scatenando una muta anticipata in un momento in cui l'insetto non è "pronto". Il prodotto agisce per ingestione e solo sugli stadi larvali rd è selettivo nei confronti di insetti utili ed acari predatori. E in fase di registrazione un altro prodotto MAC,si tratta del Metossifenozide, sostanza con caratteristiche analoghe al Tebufenozide.

Tratto dal libro di testo "Ecologia Applicata" (Ferrari, Marcon, Menta - ed. Edagricole)

Fare il vino: Il mosto

La produzione del mosto rappresenta la prima fase di lavorazione in cantina, un'operazione che inizia con la selezione e la spremitura dei grappoli dell'uva. Dal punto di vista tecnico, il mosto è il prodotto che si ricava dall'uva fresca o ammostata - con o senza raspi e bucce - attraverso i procedimenti meccanici della pigiatura, sgrondatura e torchiatura. Se si considera il mosto come il risultato della spremitura delle uve senza ulteriori procedimenti, esso è composto per l'80-85% dalla polpa, 10-15% di bucce, 5% di vinaccioli o semi. Durante la fase della pigiatura - che consiste nello schiacciamento degli acini - si esegue generalmente anche la cosiddetta diraspatura, cioè la separazione dei raspi con lo scopo di non arricchire eccessivamente il mosto di tannini ruvidi: un'operazione praticamente indispensabile per i mosti destinati alla produzione di vini bianchi. Il mosto è la frazione liquida del pigiato dell'uva - il succo - composta per il 70-80% di acqua, 10-30% di zuccheri (prevalentemente fruttosio e glucosio) oltre a sostanze minerali, azotate (inorganiche e proteiche), polifenoli (tannini e sostanze coloranti) e acidi organici. La vinaccia è invece la frazione solida del pigiato dell'uva composta dalle parti fibrose della polpa, semi e buccia.
L'analisi condotta sul mosto rileva inoltre la presenza di lieviti, sia perché questi sono naturalmente presenti nell'aria, sia perché - e soprattutto - si trovano nella pruina, lo strato superficiale opaco e biancastro che ricopre la buccia dell'acino dell'uva. Le sostanze acide - anche se normalmente poco percettibili all'assaggio a causa dell'azione di contrasto degli zuccheri - sono generalmente comprese fra i valori di pH 2,7 e 3,5, indispensabili per un regolare svolgimento della fermentazione. Nel mosto si trovano anche vitamine dei gruppi A, B e C, sostanze minerali (potassio, calcio, magnesio, sodio, fosfati, solfati, cloruri, ferro e rame) utili per il regolare andamento della fermentazione e per la stabilità e la limpidezza del vino. Di particolare importanza è la presenza di sostanze azotate, indispensabili allo sviluppo dei lieviti responsabili della fermentazione alcolica. Queste sostanze, al termine della fermentazione, si trasformeranno in componenti aromatici, alcune delle quali molto importanti per l'aroma complessivo del vino. Nonostante il loro importante ruolo, l'eccessiva presenza di sostanze azotate nel mosto può provocare intorbidamenti al vino oltre a compromettere la sua stabilità.


http://www.diwinetaste.com/dwt/it2006126.php

Olea europea

(Olea europaea L.) è una pianta da frutto. Originaria del Medioriente, è utilizzata fin dall'antichità per l'alimentazione. I suoi frutti, le olive, sono impiegate per l'estrazione dell'olio e, in misura minore, per l'impiego diretto nell'alimentazione. A causa del sapore amaro dovuto al contenuto in polifenoli, l'uso delle olive nell'alimentazione richiede però trattamenti specifici finalizzati alla deamarizzazione, realizzata con metodi vari.


descrizione botanica


Abbozzi delle infiorescenze o mignole

L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta comincia a fruttificare verso il 3°-4° anno, inizia la piena produttività verso il 9°-10° anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. È una pianta longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali ed espanse, in genere non si spingono mai oltre i 60-100 cm di profondità.

Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto)secondo la varietà.

È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina inferiore è bianco-tomentosa. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.

Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero di 10-15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo-aprile. La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno.

Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a volte asimmetrica, del peso di 1-6 grammi secondo la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento climatico.