venerdì 21 novembre 2008

La Biodiversità in Sardegna.

La Sardegna è un territorio molto ricco di biodiversità: vi si trovano il 37% delle specie vegetali e il 50% dei vertebrati presenti in Italia. Inoltre, essendo un'isola, la discontinuità terra-acqua pone dei limiti ben precisi alla distribuzione della specie rendendo le sue comunità pressochè chiuse ad interazioni ecologiche con l'esterno. Ne deriva che la Sardegna è ricca di endemismi ovvero di specie vegetali e animali che si trovano solo in questo territorio. Sono presenti infatti più di 200 specie di vertebrati endemiche, tra i quali ricordiamo: l'euprotto Sardo (euproctus platycepalus), il geotritone dell'Iglesiente, il discoglosso Sardo, la lucertola tirrenica di malarotto, la biscia dal collare, la cinciallegra Sarda, la ghiandaia Sarda, il cervo Sardo e il ghiro Sardo. Altre specie non endemiche, ma comunque piuttosto rare sono: il pollo sultano (di origine etiopica), il gabbiano roseo e il fenicottero rosa, entrambi nidificanti nelle zone umide di Cagliari (stagno di Molentargius e di Cagliari), mentre nelle zone umide di Olbia e San Teodoro svernano. L'attività antropica è spesso causa di modificazioni ambientali che sono un grave pericolo per la biodiversità. E' stato stimato che nel mondo siano presenti dai 5 ai 100 milioni di specie, ma di queste soltanto 1 milione e 700 mila sono state identificate e descritte. Il tasso naturale di estinzione è stimato in circa una specie all'anno. L'antropizzazione determina un tasso annuale diecimila volte superiore. Ciò vuole dire che ogni ora sulla terra scompare almeno una specie.

Testo tratto da "Sardegna Sostenibile - Manuale didattico sulla sostenibilità ambientale in Sardegna" - Regione Autonoma della Sardegna.

Storia della viticoltura e vini della Sardegna.

Vitigni di tipo Vermentino in Gallura (Su Canale-Monti)



Fino a pochi anni fa, sull’origine della cultura della vite in Sardegna, si avevano notizie molto frammentate: alcune fonti ritenevano che si fosse sviluppata autonomamente, altre invece, che fosse stata introdotta dai Fenici o dai Cartaginesi, altre ancora sostenevano che pure durante il periodo romano tale coltura era ben conosciuta. Secondo le più recenti scoperte, sembrerebbe invece che già durante la civilizzazione nuragica i sardi coltivavano la vite e conoscevano il vino, ed il Cannonau, secondo gli studiosi, sarebbe uno dei vini più antichi del Mar Mediterraneo, se non il più antico, mentre il nome di un altro celebre vino sardo, la Vernaccia, sembra che derivi dal latino vite vernacula, quindi originaria del luogo, come scriveva lo storiografo romano Marco Giulio Columella; altri studiosi sostengono anche che esistono riscontri storici sull'esistenza del celebre vino già nella città Tharros, l'antichissimo centro punico-romano di cui oggi restano maestose vestigia.Dopo il periodo oscuro del Medioevo, la coltura della vite in Sardegna conobbe un nuovo sviluppo, principalmente nella zona di Oristano e soprattutto grazie all’opera di Eleonora d'Arborea, la famosa giudicessa autrice di una illuminata raccolta di leggi (Carta de Logu) che prevedeva tra l’altro il divieto di tenere vigneti mal coltivati. Negli anni successivi la viticoltura sarda continuò a prosperare, rimanendo comunque sempre confinata ad un consumo locale.
Un grosso incremento, con conseguente diffusione al di fuori dell’isola, si ebbe grazie all’impegno di un’importante azienda privata, la Sella e Mosca, i cui fondatori erano di origine piemontese.Per quanto riguarda le caratteristiche generali della viticoltura sarda, a fronte dei vitigni autoctoni (quali ad esempio il Nuragus, la Vernaccia, il Cagnulari, tipico del sassarese e sicuramente il Cannonau), i vitigni più diffusi sono quasi sicuramente di origine continentale come il Torbato provenienti probabilmente dalla Spagna, il Vermentino ed il Malvasia dal Portogallo, il Sangiovese dall’Italia.
Attualmente la Sardegna produce numerosi vini di elevata qualità, apprezzati per le loro tipiche caratteristiche organolettiche (sono vini di buon corpo, freschi ed aromatici); ad oggi si contano un vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Vermentino di Gallura) e 19 vini a Denominazione di Origine Controllata.


SCHEDA SUL VERMENTINO DI SARDEGNA SPUMANTE:
  • Vino DOC;
  • Resa uva/ettaro 200 q;
  • Resa max dell'uva 65%
  • Titolo alcolometrico naturale dell'uva 10%
  • Titolo alcolometrico minimo del vino 11%;
  • Estratto secco netto minimo 14 per mille.
  • Vitigni ove è consentita la produzione: Vermentino 85 - 100%

Fonte scheda: Ministero delle Politiche Agricole.

Vini Sardi: Carignano del Sulcis

Il vitigno rosso Carignano, presente in tutto il Mediterraneo occidentale, ha origini incerte in Sardegna, anche se la sua diffusione limitata all’area del Sulcis e all’Isola di Sant’Antioco farebbe pensare a un’origine fenicia. Il vitigno, che produce un vino rosso molto alcolico che non ha particolari esigenze pedoclimatiche ed è molto resistente ai venti ricchi di salsedine provenienti dal mare tipici del sud-ovest sardo, nonché a malattie come la filossera. Dalle uve Carignano si ottiene il “Carignano del Sulcis” , il quale ha ottenuto il riconoscimento DOC nel 1977. Questo vino deriva da uve Carignano al 100% o all’85% con il concorso dei vitigni Monica, Pascale, Alicante ed è un vino dal profumo fragrante e intenso, con gusto secco e sapido, che raggiunge gli 11,5°. Il Carignano ha acquistato valore in Sardegna e sui mercati internazionali soprattutto grazie a Giacomo Tachis, il maestro degli enologi italiani, il quale, portando l’immaginazione e la scienza in cantina, ha esaltato un vino che veniva utilizzato quasi esclusivamente come vino da taglio. Giacomo Tachis ha “firmato” i due rossi più importanti dell’isola, il “Turriga” e il “Terre Brune”.
Il primo è prodotto dalla Cantina Antonio Argiolas di Serdiana (Ca), una grande azienda che opera dal 1918 e che oggi, guidata dai figli del fondatore, ha conquistato una dimensione internazionale con una produzione di 2 milioni di litri di vino l’anno. I vigneti si estendono per circa 200 ettari nella zona tra Sisini, Serdiana e Selegas, in località Sa Tanca, dove sono ospitate le varietà tradizionali (Cannonau, Monica, Carignano, Malvasia) e i campi sperimentali dell’azienda. Il “Turriga” Isola dei Nuraghi IGT è il vino più premiato dell’azienda (ha ottenuto per dieci anni consecutivi i Tre Bicchieri della Guida dei Vini d’Italia edita da Gambero Rosso e Slow Food). E’ ottenuto da uvaggio Cannonau, Carignano e Bovale sardo con aggiunta di Malvasia Nera ed è invecchiato in barriques di quercia francese per 18 mesi. Il carattere prettamente sardo di questo vino e del suo uvaggio è ben rappresentato dall’etichetta del Turriga, che riporta l’effige di una scultura nuragica raffigurante la Grande Madre, la divinità primigenia della civiltà mediterranea. Fra i rossi della cantina è da menzionare anche il “Korem” Isola dei Nuraghi IGT, ottenuto da uve Bovale, Carignano e piccole quantità di Cannonau, e il “Costera”, Cannonau di Sardegna DOC. Fra i bianchi invece si distinguono il “Selegas”, Nuragus di Cagliari DOC, il “Costamolino” e l’”Is Argiolas, ambedue Vermentino di Sardegna Doc”.Il “Terre Brune”, l’altro famoso Carignano del Sulcis DOC, è prodotto dalla Cantina Sociale Di Santadi (Ca). L’ascesa della cantina, fondata nel 1960, è da ascrivere negli ultimi trenta anni al suo presidente Antonello Pilloni e al già menzionato enologo Giacomo Tachis. La cantina oggi conta 250 soci e circa 500 ettari di vigneti ad alberello estesi sulle arenarie e le trachiti (le terre brune appunto) del sud-ovest sardo. Il “Terre Brune”, che nasce da un uvaggio Carignano e Bovaleddu (5%) e raggiunge i 14°, ha conquistato i mercati internazionali ed è stato inserito nelle carte dei vini dei più famosi ristoranti di Tokyo, New York e Sidney. Ad esso si affiancano altri rossi (come il “Rocca Rubia”, Carignano del Sulcis DOC Riserva; Il “Grotta Rossa”, Carignano del Sulcis DOC da uvaggio carignano al 100%; l’”Antigua”, Monica di Sardegna DOC) e raffinati bianchi (Il “Cala Silente”, Vermentino di Sardegna DOC; Il “Pedraia”, Nuragus di Cagliari DOC; il “Latinia”, vino da dessert da uve Nasco).