martedì 20 maggio 2008

Agricoltura Eco-compatibile

La metà della superficie dell'Unione europea è adibita all'agricoltura. Ciò è sufficiente a dimostrare l'importanza che l'attività agricola riveste per l'ambiente naturale dell'UE. L'interazione fra agricoltura e natura è profonda. Nel corso dei secoli l'agricoltura ha contribuito alla creazione e alla salvaguardia di una grande varietà di habitat seminaturali di elevato pregio. Al giorno d'oggi sono proprio questi habitat che plasmano la maggioranza dei paesaggi dell'UE ed ospitano molte specie della sua ricca fauna selvatica. L'agricoltura è inoltre fonte di reddito per una comunità rurale diversificata che non soltanto rappresenta un bene insostituibile della cultura europea ma svolge anche un ruolo fondamentale nel preservare l'equilibrio dell'ambiente.
"Una definizione di agricoltura sostenibile Eco-Compatibile - Integrata . "
Secondo la Società Americana di Agronomia, agricoltura sostenibile (anche detta eco-compatibile o integrata) è quella che:
- fornisce cibo e fibre per i bisogni umani ;
- è economicamente valida ;
- migliora le risorse naturali dell'azienda agraria e la qualità complessiva dell'ambiente ;
- migliora la qualità della vita per gli agricoltori e l'intera società .
Questo tipo di gestione dell'agricoltura si pone l'ambizioso obiettivo di soddisfare le esigenze economiche (di alimenti per i consumatori e di reddito per gli agricoltori) senza compromettere il "capitale ambiente", patrimonio di tutti e risorsa per le future generazioni. Nelle coltivazioni e negli allevamenti utilizza il più possibile i processi naturali e le fonti energetiche rinnovabili disponibili in azienda, riducendo così l'impatto ambientale dovuto all'uso di sostanze chimiche di sintesi (pesticidi, concimi, ormoni, antibiotici), alle lavorazioni intensive del terreno, alle monocolture e monosuccessioni, nonché allo smaltimento indiscriminato dei rifiuti di produzione (ad esempio i liquami zootecnici e i reflui di frantoio).
È ovvio che non esiste un unico modo di fare agricoltura sostenibile valido in tutto il mondo. Compito dell'agricoltore evoluto e sensibile è quello di adattare, con l'esperienza e con l'assistenza dei servizi tecnici, i risultati della ricerca e della sperimentazione alla propria realtà aziendale.
I modelli agricoli più diffusi in Italia che mettono in pratica i principi e le tecniche sostenibili sono le produzioni integrate, l'agricoltura biologica e quella biodinamica .

Prodotti tessili biologici

Informazioni generali
Il mercato dei prodotti tessili biologici è nato agli inizi degli anni ’90 quando l’industria della moda iniziò a lanciare nuovi prodotti tessili sia in USA che in Europa commercializzandoli come verdi, naturali e ecologici. Naturalmente erano tutte aziende importanti con marchi distribuiti a livello mondiale e che potevano sopportare ingenti investimenti. Tutto però era finalizzato all’utilizzo della materia prima, per ora il cotone biologico e, in misura minore la lana biologica, coltivati senza l’utilizzo di pesticidi chimici sintetici, fertilizzanti, stimolanti alla crescita e defolianti che sono causa di inquinamento del suolo e di malattie a vari livelli, dalla coltivazione all’utilizzo.

Negli ultimi anni, poi, la coltivazione del cotone ha riscontrato l’interesse dell’ingegneria genetica; il cotone è stato modificato geneticamente per la prima volta nel 1996 e ad oggi è diffuso in tutto il mondo; la produzione del cotone biologico risulta comunque 1% ca della produzione mondiale di cotone convenzionale. Inoltre le aziende che utilizzano il cotone biologico si comportano in base ad un codice deontologico, riconosciuto ormai a livello globale che prevede, per i lavoratori, la massima tutela a livello umano, sociale, salutistico e ambientale. I produttori di tessile biologico hanno rivolto la loro attenzione anche alla filiera tessile in modo che tutte le lavorazioni che portano alla costruzione del capo finito avessero le caratteristiche di naturale e non tossico.

A questo proposito iniziarono ad operare a livello mondiale un gran numero di enti per la certificazione di tessile biologico competenti a verificare, in base a disciplinari di produzione depositati, materie prime e ispezionare impianti e luoghi al fine di concedere l’utilizzo di un particolare marchio che contraddistingue una produzione tessile biologica e conseguentemente tuteli il consumatore; tutti questi enti devono avere il proprio disciplinare di produzione accreditato presso IFOAM (international federation of organic agricolture movements), organizzazione sopranazionale che raggruppa oltre 750 membri in 108 paese con sede centrale in Germania.

Il consumatore, quindi, ha la certezza di acquistare tessile biologico solamente se al prodotto è applicato il marchio di un ente certificatore riconosciuto.
Attualmente tutti questi enti certificatori sparsi per il mondo stanno attuando uno sforzo comune al fine di una omogeinizzazione tesa alla definizione di un unico disciplinare di produzione ( il “Global Standard”).


La produzione
La coltivazione biologica del cotone ha avuto inizio verso la fine degli anni ‘80 e nel 1990 le aziende che coltivavano cotone erano poco più di 100 per un totale di circa 380 ettari e per una produzione complessiva di 113 t. Da quei primi anni, la produzione ha continuato a progressivamente crescere con un notevole incremento nel periodo 2000-2005 nel quale la produzione è passata dalle 6.480 tonnellate della stagione 2000-2001 a oltre 30.000 t della campagna 2005-2006. La crescita sembra peraltro essere entrata in una fase tumultuosa tanto che le previsione per la stagione 2006-2007 sono di circa 50.000 tonnellate con un incremento rispetto alla campagna precedente del 61,81%.


La domanda dell’Industria Tessile
Nel 2004 le imprese tessili che proponevano sul mercato filati e tessuti in cotone da agricoltura biologica erano poco più di 70. Alla fine del 2005, secondo i dati di Organic Exchange, il numero era passato ad oltre 200. La domanda di fibra di cotone esercitata dalle imprese tessili è passata dalle 23.000 tonnellate del 2005 alle 100.000 tonnellate che Organic Exchange prevede di raggiungere nel 2008.


La situazione italiana
In Italia l’interesse per il Tessile Biologico è stato sostenuto e portato avanti in questi anni dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB), che nel 1999 ha organizzato la prima Conferenza internazionale sul tema e nel 2000 ha adottato il primo ed unico standard italiano per la produzione dei Prodotti Tessili Biologici. La certificazione dei prodotti tessili biologici in accordo allo standard è rilasciata dall’Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale (ICEA) che concede anche la licenza d’uso del marchio Tessile Biologico AIAB.

Per quanto riguarda la dimensione del settore tessile BIO in Italia, cresce il numero delle imprese certificate che producono una ampia gamma di prodotti tessili come filati, tessuti a maglia e denim destinati all’abbigliamento e al settore biancheria. A questi si aggiungono anche imprese che producono prodotti destinati al settore sanitario o della cura della persona (idrofilo, tessuto non tessuto, nettoyage). La tipologia e la dimensione delle imprese che richiedono e raggiungono la certificazione, oltre allo stesso dato della crescita, testimoniano la fase positiva che sta vivendo il settore ed offrono una interessante prospettiva per il prossimo futuro.


Il caso dell’Uzbekistan
La regione del Lago di Aral, in Uzbekistan, rappresenta sicuramente l’esempio più drammatico e noto degli effetti della produzione intensiva di cotone di tipo convenzionale: a causa delle grandi quantità d’acqua impiegate per l’irrigazione dei campi di cotone, quello che era una volta il quarto lago interno più grande della terra si è ridotto ad un terzo delle sue dimensioni originali. Inoltre la concentrazione di sale è aumentata da 10 a 34 g/l, e di conseguenza la flora e la fauna sono andate distrutte. 1,3 milioni di ettari di terra coltivata, ovvero quasi il 42% della superficie coltivabile dell’Uzbekistan, presenta zone salifere. In seguito alla perdita dell’effetto mitigatore del Lago di Aral, il clima è cambiato ed è diventato più continentale (Becker P., 1992). L’approvvigionamento d’acqua per le popolazioni proviene da acque di superficie altamente inquinate dai pesticidi. Questa catastrofe ecologica non è priva di conseguenze per gli esseri umani: fin dalla metà degli anni ‘70, sono aumentate le malattie ereditarie, così come le malattie infettive dello stomaco, dell’intestino e delle vie respiratorie. La mortalità infantile è alta e le deformità sono divenute più frequenti

IL COMPOSTAGGIO

Tutti coloro che posseggono un giardino, anche piccolo, sanno bene quanti "rifiuti" verdi esso produca, soprattutto se è affiancato da un piccolo orto. E sanno anche quanto del tempo che dedicherebbero alle cure delle coltivazioni, deve essere speso invece per conferire alle isole ecologiche, o ai cassonetti, sacchi e sacchi di erba tagliata, rami, foglie, e magari anche di verdure o frutti troppo maturi, o estirpati per far posto ad altre colture.Il Compostaggio ci permette di utilizzare questi rifiuti, che diventano materie prime, per produrre una discreta quantità di ottimo terriccio umifero; in questo modo il tempo impiegato per le "pulizie" del nostro giardino potrà ricompensarci, anche offrendoci del buon concime per il nostro giardino ed il nostro orto.Infatti, l'opportuno stoccaggio e trattamento di rami, foglie, erba, avanzi di cibo, bucce di frutta e verdura, permette a batteri, microrganismi e piccoli insetti di cibarsene, di svilupparsi e di decomporre le sostanze organiche presenti nei nostri rifiuti; dopo alcuni mesi il materiale organico così trattato diventerà una massa di microrganismi e di sostanze nutritive, chiamato compost, simile all'humus che possiamo trovare nel sottobosco: un terreno soffice, ben aerato e ricco di minerali, ottimo per le nostre colture.
I tipi di composter Prima di tutto è necessario scegliere il tipo di composter più adatto ai nostri scopi; quindi è il caso di valutare sia il tempo che solitamente dedichiamo al verde della nostra casa, sia la quantità di rifiuti che di solito il nostro giardino produce.Il cumulo: se il nostro giardino è grande avremo la possibilità di costituire un cumulo per il compostaggio, oppure una piccola zona, possibilmente rettangolare, delimitata da una rete a maglie fini o da un graticcio. E' consigliabile coprire il cumulo di compost con teli di tessuto non tessuto, o di iuta, per evitare l'incidenza diretta dei raggi del sole, e anche per limitare l'apporto di acqua dovuto alle piogge.Composter: si tratta di una campana, spesso in plastica, dotata di un'apertura superiore, per l'inserimento del materiale da compostare, e di un'apertura laterale, oppure di una saracinesca, per prelevare il compost maturo o per controllare l'andamento del compostaggio. Alcuni tipi di composter vengono distribuiti dai comuni, che garantiscono anche, a chi li utilizza, uno sconto sulle tariffe di smaltimento dei rifiuti.Bidoni: se il materiale che desideriamo compostare è poco, o se desideriamo attuare il Compostaggio in uno spazio ristretto, potremo utilizzare dei bidoni, o delle cassette, opportunamente perforati, per permettere una migliore aerazione, e dotati di coperchio.
In ogni caso è bene che i contenitori per il Compostaggio siano privi di fondo, oppure con il fondo costituito da una grata, e che vengano posti a contatto con il terreno: in questo modo dal terreno del nostro giardino migreranno nel compost lombrichi e altri insetti che ne accelerano la decomposizione. Inoltre dovrebbero essere dotati di coperchio, in modo che la pioggia non ne alteri il contenuto. Per accelerare la decomposizione è anche meglio triturare il materiale che si desidera compostare, in modo che sia più facilmente digeribile dai batteri e dagli insetti.

COMPOSTAGGIO A CALDO
Il Compostaggio a caldo Si intende "a caldo" il Compostaggio di una grande quantità di materiale di scarto, almeno un metro cubo, che, decomponendosi, produce calore; al centro della massa di materiale organico la temperatura può raggiungere i 60° C.Posizione: per compostare al meglio grandi quantità di materiale dobbiamo seguire alcuni accorgimenti, per non rischiare che il nostro composter si riempia di materiale marcescente e maleodorante.Per evitare che il nostro compost si scaldi troppo o si secchi è opportuno posizionare il composter in un luogo semi ombreggiato, possibilmente in una zona coperta dai rami di una pianta caducifolia: in questo modo ovvieremo anche alla possibilità che in inverno il compost si raffreddi troppo.Aerazione: perché i batteri e i microrganismi si propaghino nei nostri rifiuti è bene che la presenza di ossigeno sia alta, altrimenti al loro posto si produrrebbero troppi batteri anaerobi, tipici della marcescenza, che producono nel nostro compost cattivo odore e composti tossici; per questo è opportuno che il primo strato del cumulo, o il fondo del contenitore, sia costituito da rami e foglie tritati grossolanamente, in modo che il compost resti sollevato dal terreno. Inoltre è buona norma mescolare i rifiuti più umidi, come l'erba, con altri più secchi, in modo che il materiale nel composter non si compatti troppo rapidamente, impedendo all'aria di circolare liberamente.Per migliorare l'aerazione e la miscelazione del materiale inserito nel composter si consiglia di intervenire periodicamente, almeno 2-3 volte nei primi due mesi, smovendo e rivoltando la massa di Compostaggio con un forcone; se comunque dovessimo notare un rapido compattamento, almeno nelle prime settimane, è meglio praticare dei fori di aerazione nel compost per mezzo di un bastone. Umidità: per la corretta proliferazione dei batteri nel compost è necessario il giusto gradi di umidità; è bene quindi garantire una buona presenza di acqua, innaffiando il materiale inserito nel composter, oppure garantendo una buona quantità di materiale umido, come erba o scarti della pulizia di frutta e verdura. In un compost secco e in un compost zuppo di acqua i batteri muoiono e il nostro Compostaggio fallisce.Per accertarsi del giusto grado di umidità del compost è sufficiente stringere in mano una manciata di materiale da compostare, questa dovrebbe soltanto inumidire il palmo della nostra mano; se sgocciola ci affretteremo ad inserire nel composter materiale secco, ad esempio segatura, se invece ci appare privo di umidità è bene annaffiarlo, oppure introdurre strisce di carta inumidite.Rapporto Carbonio/Azoto: per garantire una buona decomposizione è bene ricordare che i batteri proliferano meglio in un substrato molto ricco di Carbonio, presente nel legno, nella paglia, nella carta; è comunque necessario il giusto tenore di Azoto, presente ad esempio negli scarti di cucina, che deve essere presente in quantità assai minore rispetto al Carbonio.Il modo migliore per essere sicuri di mantenere il giusto rapporto Carbonio/Azoto consiste nel fare attenzione a mescolare il maggior numero di materiali di scarto, evitando la preponderanza di uno sugli altri.Enzimi: per assicurarci che la decomposizione avvenga nel mogliore dei modi possiamo anche aggiungere nel composter degli enzimi, dispinibili in commercio, che accelerano la maturazione del compost migliorandone la "digestione" da parte dei batteri ed eliminando nel contempo eventuali odori sgradevoli.

COMPOSTAGGIO A FREDDO
Il Compostaggio a freddo Se disponiamo di poco spazio, ma vogliamo cimentarci nel compostaggio, possiamo farlo anche su un balcone o in cantina, in piccoli contenitori, avverrà il Compostaggio a freddo, per il quale è utile seguire tutti gli accorgimenti di quello a caldo, ricordandoci di stare molto attenti all'umidità, ma anche a non introdurre semi di piante infestanti o malate, per evitare poi di spargere con il nostro compost malattie e semi.Possiamo anche avvalerci dell'aiuto prezioso dei lombrichi: è sufficiente porli in un contenitore ben aerato e coperto, con fogli di carta inumiditi, avanzi di cucina e un po' di terra; posizionare il contenitore in un luogo ombreggiato e ci aiuteranno a decomporre il materiale organico, generando un ottimo humus per i nostri vasi.
Materiali che si possono inserire in un composter- Rami e foglie, opportunamente triturati.- Erba, possibilmente secca, per evitare che compatti troppo il materiale nel composter.- Gusci d'uova, possibilmente tritati, in modo che vengano decomposti più facilmente.- Avanzi di cibo cotto; è bene aggiungerne in quantità esigua, per evitare che attirino topolini o mosche.- Avanzi di frutta e verdura, bucce, scarti.- Fiori secchi.- Erbacce estirpate dal giardino; per evitare che i semi rimangano vivi nel compost è bene inserirli al centro della massa da compostare, in modo che raggiungano le temperature maggiori.- Fondi ti caffè e tè.- Carta, possibilmente non stampata.- Cenere di legna, in piccola quantità.- Aghi di pino, ricordandoci che abbassano il ph del compost.
Materiale da non mettere nel composter
- Qualsiasi tipo di materiale plastico.- Cenere di carbone.- Contenitori in tetrapak. - Carta stampata, anche se a volte alcuni fogli di giornale possono essere utili.- Vetro.- Ceramica.- Alluminio e metalli in genere.- Ossa; il tempo necessario a decomporle è troppo alto.- Tessuti sintetici o comunque tinti.
Utilizzo del compost Dopo 6-9 mesi il nostro compost è maturo e può essere utilizzato togliendolo dal lato del contenitore, che continueremo a riempire, ricordandoci di rimescolare ogni tanto il nuovo materiale inserito.Il terriccio che otterremo è fertile e profuma di sottobosco (se è maleodorante qualcosa è andato storto nel compostaggio!), possiamo utilizzarlo come concime per le piante del giardino, per i vasi, nelle buche delle nuove piante da mettere a dimora. Se siamo particolarmente frettolosi potremo cominciare ad utilizzare il compost quando è ancora fresco, dopo 2-3 mesi, anche se la sua qualità è sicuramente inferiore a quella del compost maturo.Prima di utilizzare il compost per lo scopo che preferiamo è bene setacciarlo, con un vaglio a maglie abbastanza larghe, in modo da evitare di distribuire per il nostro giardino pezzetti di legno o grumi di compost non ancora perfettamente decomposto.

I Macroelementi (N,P,K)

Azoto (N).
L'azoto, contenuto negli affluenti zootecnici sia come l'azoto minerale sia come l'azoto organico è presente in percentuale diverse a seconda del tipo di effluente. Si distinguono le seguenti forme di azoto:
  • azoto minerale: comprende l'azoto in forma solubile prontamente disponibile per la nutrizione delle piante;
  • azoto organico: comprende l'azoto che entra nella composizione delle più o meno complesse molecole organiche, queste vengono degradate dai microrganismi decompositori in tempi diversi a seconda della loro composizione

Fosforo (P).

Il fosforo contenuto negli effuenti è per la maggior parte in forma inorganica; questa costituisce circa l' 80% del fosforo totale. La restante parte è in forma organica. Il fosforo, sia in forma inorganica che organica è contenuto prevalentemente nella frazione solida degli affluenti e solo in minima misura è in soluzione. La disponibilità di fosforo degli affluenti per le culture è elevata sopratutto nelle deiezioni avicole e, tra i liquami, in quelli suini; l'efficacia come fetilizzante è pari a quella dei concimi chimici. I fosfati sono normalmente ben trattenuti dal suolo , in certi terreni per esempio nei suoli sabbiosi poveri di sostanza organica la capacità di fissazione è però scarsa per cui i fosfati possono essere sogetti a lisciviazione.

Potassio (k)

Il potassio è contenuto negli affluenti è prevalentemente in forma disciolta. La disponibilità di potassio fornito dagli affluenti è quasi uguale a quella dei concimi minerali. In generale il potassio non comporta problemi di impatto sull'ambiente anche se occorre prestare una certa attenzione alla concimazione con liquame bovino, particolarmente ricco di potassio per evitare fenomeni di carenza nelle piante.