Giordania, irrigazioni rotanti e colture nel deserto.
L'agricoltura intensiva è caratterizzata dalla monocultura in quanto la coltivazione di un'unica varietà vegetale comporta minore deversificazione dei trattamenti, delle modalità di produzione e, di conseguenza, un forte abbattimento dei costi. La specializzazione colturale rappresenta un pericolo per la biodiversità in quanto porta alla semplificazione delle varietà vegetali e alla fine di agroecosistemi (ecosistemi agricoli) tradizionali, di gran lunga più ricchi dal punto di vista biologico. In questo senso la salvaguardia dei paesaggi agrari storici si configura come salvaguardia della biodiversità.
Messico, area coltivata ad aloe. Per produrre cosmetici e pomate molti ettari di terreno fertile sono destinati ad una coltura funzionale alle industrie di Stati Uniti ed Europa Occidentale.
Gli alti costi in termini ambientali di una pressione agricola così forte gravano non solo sui singoli territori ma a lungo termine su tutto l'ecosistema planetario: tali considerazioni sono alla base di sistemi alternativi eco-compatibili.In Italia uno sfruttamento intensivo si registra soprattutto nella Pianura Padana. Nel Mezzogiorno, invece, la forte frammentazione dei terreni ad uso agricolo, la prevalenza di coltivazione a piante legnose (pero, melo, vite, olivo etc…) piuttosto che a seminativi (grano, ortaggi, etc..) e la natura collinare di molte aree ostacolano la diffusione di un'agricoltura industrializzata
Fonte: http://www.aiig.it