La lotta integrata è una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si ricordano:
- l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
- la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
- fitofarmaci selettivi (che eleminano solo alcuni insetti);
- fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria;
- la lotta agli insetti dannosi tramite le tecniche di autocidio, come la tecnica dell'insetto sterile (SIT);
- la previsione del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo.
- la lotta agli insetti dannosi tramite l’inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica);
- l’uso di varietà colturali maggiormente resistenti;
- l’uso della rotazione colturale;
- particolare attenzione ed eliminazione di piante infette.
I limiti della lotta integrata sono costituiti dai maggiori costi di produzione, dalla necessità di una assistenza tecnica qualificata, e la obbiettiva difficoltà nel certificare il prodotto.La prima regione a creare un marchio di garanzia e tutela per i prodotti agroalimentari realizzati con tecniche di agricoltura integrata è la Toscana con il marchio “Agriqualità” (creato con legge regionale N.25 del 1999).