lunedì 26 maggio 2008

Lotta biologica - aspetti generali

La lotta biologica consiste nel conservare e utilizzare gli antagonisti esistenti nell'ambiente naturale, col fine di controllare la densità delle popolazioni.
Sperimentato per la prima volta in California verso la fine dell'800 tale metodo di lotta riguardava perlopiù il settore entomologico e, solo con ricerche più prossime, ha cominciato ad interessare anche altri settori. Il principio si basa prevalentemente sull'utilizzo di insetti (parassiti) ed agenti patogeni (virus, crittogame, batteri, protozoi, nematodi), organismi che devono avere come requisiti fondamentali efficacia nel ridurre la popolazione bersaglio e specificità d'azione.
Se l'immissione dell'antagonista biologico alla malerba è stata efficace, in alcuni casi l'effetto si perpetua nel tempo senza che l'uomo apporti ulteriori interventi con conseguenti vantaggi sia dal punto di vista economico che ecologico.
I limiti fondamentali della lotta biologica consistono nel fatto che la ricerca scientifica per l'individuazione dell'agente biologico richiede elevati investimenti e nella lentezza che a volte si riscontra nell'azione benefica del metodo. Inoltre la ridotta biodiversità ed il frequente disturbo che caratterizzano l'ambiente agrario possono portare l'agente naturale al fallimento.
Si possono individuare quattro metodologie di lotta biologica:
- Classica o inoculativa
- Protettiva
- Poppagativa
- Inondattivo
È poi importante rilevare che tali metodi possono essere variamente inseriti all'interno di più articolati sistemi finalizzati alla gestione integrata delle infestanti soprattutto in conseguenza delle attuali politiche.