lunedì 17 novembre 2008

Oidio

Viene anche detto "malbianco", o "nebbia".
Si tratta di un fungo ascomicete, appartenente alla famiglia delle Erysiphaceae:
Forma ascofora; Uncinula necator.
Forma conidiofora; Oidium Tuckeri.
Originario del nord America, è stato introdotto accidentalmente in Europa nella metà del XIX secolo. Insieme alla peronospora costituisce una delle malattie più gravi e diffuse della vite.
SINTOMI
Attacca sempre i tessuti giovani della pianta, mai quelli vecchi.
Sulla pagina superiore delle foglie compare una efflorescenza muffosa di aspetto ragnateloso di colore grigio-biancastro, che si evolve in polvere biancastra (da cui il nome "malbianco"). Contro luce si vedono delle macchie decolorate, traslucide, simili alle "chiazze d'olio" tipiche della peronospora. La lamina fogliare si accartoccia verso l'alto assumendo la tipica conformazione
"a coppa". Infine la foglia necrotizza. Sui germogli i sintomi sono analoghi: strato muffoso, lignificazione impedita, necrosi. Alla ripresa vegetativa, i germogli assumono il tipico portamento "a bandiera". Sui fiori l'attacco di oidio provoca l'aborto. Gli acini (attaccati tra l'allegagione e l'invaiatura) appaiono imbruniti con punteggiature nere e muffetta. Inoltre si ha la spaccatura della buccia, e la necrosi della rachide. In seguito all'attacco di oidio, la pianta difficilmente muore.
Si hanno però gravi riduzioni di sviluppo e produttività. L'attività fotosintetica dei tessuti è ridotta, aumentano invece respirazione e traspirazione con conseguente depauperamento delle sostanze nutritive.



PROCESSO D'INFEZIONE
L'oidio è un ectoparassita obbligato della vite; non penetra all'interno dei tessuti colpiti, ma rimane all'esterno. Si attacca alla superficie dei tessuti tramite gli appressori, quindi sviluppa gli austori con i quali assorbe gli elementi nutritivi necessari al suo sviluppo.
ESIGENZE PER LO SVILUPPO DELLA MALATTIA
L'infezione primaria compare con temperature non inferiori a 6°C (a primavera inoltrata; fine aprile, inizio maggio). La temperatura ottimale per lo sviluppo della malattia è compresa tra i 21 e i 30°C. Oltre i 30°C il processo d'infezione si arresta.
L'umidità relativa dell'aria influisce poco sullo sviluppo della malattia; questo fungo non necessita acqua per germinare. Clima alternato di pioggia e sole favorisce attacchi di oidio.



CONTROLLO
Metodi preventivi
Spesso l'oidio compare sugli stessi ceppi di vite all'inizio di ogni stagione vegetativa. Questi ceppi costituiscono il centro di origine e diffusione della malattia (l'oidio sverna nelle gemme sotto forma di micelio, e sulle foglie cadute a terra o nella corteccia dei ceppi sotto forma di cleistotecio). Quindi è importante individuare e sopprimere queste piante, portatrici della malattia. Di solito, una volta che la malattia è comparsa, risulta difficile eliminarla del tutto.
Quindi è importante la prevenzione. Pratiche colturali idonee aiutano a prevenire gli attacchi di oidio. La densità d'impianto ha influenza sullo sviluppo dei patogeni; le potature e la forma di allevamento possono facilitare l'aerazione e rendere più agevoli i trattamenti. Inoltre, una potatura equilibrata evita di creare le condizioni microclimatiche favorevoli al fungo, quali la mancanza di luce ed elevata umidità.
Prodotti antioidici
- zolfo (in polvere o bagnabile). Fondamentale il trattamento in prefioritura.
- Dinocap (fungicida di copertura a base di nitrofenoli).
- IBS (= inibitori della biosintesi degli steroli) a base di triazoli, pirimidine,
piridine, piperazine. Da soli o in miscela tra di loro, o con lo zolfo. Massimo 3
interventi all'anno per evitare la comparsa di fenomeni di resistenza.
- Quinoxifen.
- Azoxistrobin.
- Trifloxistrobin.
Lotta biologica con Ampelomyces quisqualis (AQ10); fungo antagonista dell'oidio.