Ordine: Rincoti
Famiglia: Cicadellidi
- Identificazione, danno e ciclo biologico
- Lotta
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Il processo attraverso cui un mosto diviene vino è la fermentazione alcolica. Si tratta di una reazione chimica, in cui gli zuccheri vengono convertiti dai lieviti in alcol etilico, e prodotti secondari, un processo che può essere riassunto dal seguente schema.
a) follatura; azione meccanica esercitata sul cappello per immergerlo nel mosto (normalmente effettuata dal vignaiolo due volte al giorno);
b) rimontaggio; innaffiamento del capello dall'alto con il mosto prelevato dal basso del tino e rilanciato verso l'alto per mezzo di una pompa per liquidi;
c) fermentazione a cappello sommerso; introduzione nel tino di fermentazione di un graticcio che ostacoli l'affioratura delle vinacce sulla superficie del mosto con la formazione di un cappello che resta immerso nel mosto.
(Olea europaea L.) è una pianta da frutto. Originaria del Medioriente, è utilizzata fin dall'antichità per l'alimentazione. I suoi frutti, le olive, sono impiegate per l'estrazione dell'olio e, in misura minore, per l'impiego diretto nell'alimentazione. A causa del sapore amaro dovuto al contenuto in polifenoli, l'uso delle olive nell'alimentazione richiede però trattamenti specifici finalizzati alla deamarizzazione, realizzata con metodi vari.
L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta comincia a fruttificare verso il 3°-4° anno, inizia la piena produttività verso il 9°-10° anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. È una pianta longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali ed espanse, in genere non si spingono mai oltre i 60-100 cm di profondità.
Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto)secondo la varietà.
È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina inferiore è bianco-tomentosa. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.
Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero di 10-15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo-aprile. La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno.
Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a volte asimmetrica, del peso di 1-6 grammi secondo la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento climatico.
La mosca dell’ulivo è simile alle altre mosche che colpiscono la frutta con dimensioni di circa 4-5 mm, facilmente riconoscibile dal "puntino" nero presente all’apice delle ali (vedi figura a lato). Il clima gioca un ruolo importante per lo sviluppo di questa specie che sono diverse per i singoli stadi di vita di questo insetto (tre stadi larvali). Le condizioni di temperatura ideale di questo insetto sono quelle comprese tra 22-30°C. Il periodo di pre-ovideposizione delle femmine neosfarfallate è di circa 5-7 giorni alla temperatura di 25°C, mentre la durata dello stadio di uovo, larva e pupa è rispettivamente di 3, 14 e 15 giorni. Gli adulti della mosca diventano attivi solo quando la temperatura supera i 14° C e si arresta allorquando questa supera i 31-33 °C. Va sottolineato che il perdurare di giornate estive caratterizzate da alte temperature (maggiori di 31°C), bassa umidità ed assenza di pioggia causano un'elevata mortalità delle uova e delle larve presenti all'interno dei frutti.
La mosca dell'olivo sverna prevalentemente allo stadio di pupa nelle drupe rimaste sulla pianta o nel terreno, i primi voli si possono già avvistare nei mesi di Aprile Maggio (dipende in quale regione italiana ci troviamo), tuttavia va aggiunto che nelle aree a clima caldo, possono svernare e sopravvivere anche per 7 mesi. La femmina non ovidepone finché le olive non hanno raggiunto un diametro di 7-8 mm e comunque non prima della fase fenologica dell'indurimento del nocciolo.
Dopo l'ovideposizione, che avviene praticando una puntura sulla buccia dell'oliva nella quale viene lasciato un solo uovo nella cavità sottostante, si sviluppa la larva. La schiusura dell’uovo avviene dopo un periodo variabile e strettamente legato alle condizioni climatiche, nel periodo estivo circa 2-3 giorni mentre nel periodo autunnale circa dieci giorni. Con la nascita della larva che supera tre stadi larvali all’interno dell’oliva nutrendosi della polpa, inizia l’attività trofica all’interno dell’oliva. E’ qui che iniziano i danni temuti da tutti gli olivicoltori. Infatti la larva in questa fase scava gallerie per nutrirsi innescando cosi una serie di indebolimenti del frutto. Con la fuoriuscita dell’adulto dal frutto che avviene nell’ultimo stadio, è visibile il foro di uscita che permette all’aria di penetrare all’interno dell’oliva ossidandola e rendendola debole.
I danni provocati dalla mosca dell’olivo sono sostanzialmente tre:
- distruzione diretta della polpa di cui si alimentano le larve
- caduta dei frutti infestati (cascola)
- alterazione della qualità delle olive con conseguenze sulla qualità dell’olio che se ne ottiene.
La lotta alla mosca dell’olivo
Quando le olive con punture fertili, cioè con presenza di uova o giovani larve, raggiunge il 10% del campione preso in esame, è conveniente eseguire un trattamento. Un campione attendibile può essere formato da 100 olive recuperata su 10 piante prensenti su una coltivazione di un ettaro.
Trattamenti mosca dell’olivo
I trattamenti applicati contro la mosca dell’olivo sono sostanzialmente tre:
• - trattamenti chimici
• - lotta biologica ed integrata
• - lotta biotecnica
Bisogna valutare attentamente il fenomeno di attacco, è molto importante orientarsi in base all’entità della presenza di adulti e al tipo di punture. Nelle zone in cui l’attacco della mosca olivo è tardivo e di limitata intensità, come per esempio in alcune aree del sud Italia in zone di alta collina, si può ricorrere alla lotta biotecnica, che consiste nella cattura massale mediante trappole, che vanno posizionate sin dalla prima comparsa degli adulti, in modo da tenerne bassa la popolazione. Questo tipo di cattura, mediante trappole, è inutile in oliveti di piccole dimensioni mentre inizia ad essere efficace in oliveti con superficie superiore a 4-5 ettari. Se l’entità, la presenza di adulti e il tipo di punture, è di maggiore intensità, si potrà valutare l’opportunità di interventi con repellenti o prodotti chimici convenzionali. In agricoltura biologica, bisogna adoperare pesticidi naturali o comunque quelli ammessi per questo tipo di olivicoltura, e in ogni caso cercando di scegliere quelli che presentano un basso impatto ambientale. Si vuole segnalare anche il metodo di lotta antibatterico, che si è dimostrato abbastanza efficace se usato tempestivamente, specie quando si utilizzano mix di rame e propoli, e i classici presidi fitosanitari, quali il dimetoato o la deltametina che presenta un basso impatto ambientale.
La continua ricerca di metodi per contrastare in modo efficace la mosca dell’olivo, sono orientate verso metodi che richiedano sempre di più, un limitato numero di interventi e un basso impatto ambientale. Verso questa via entrano in gioco i cosiddetti insetti utili antagonisti della mosca. Un insetto che si è dimostrato antagonista ed efficace nel limitare i danni provocati dalla mosca olivo, è il Psytallia concolor, un insetto esotico che è stato importato e pare adattarsi bene al clima italiano. Un altro insetto che viene sperimentato come antagonista e che ha dimostrato di poter diventare un nuovo efficace agente di controllo è il Fopius Arisanus, che trova il suo ambiente di sopravvivenza ideale in condizioni climatiche caldo-secche quindi abbastanza adattabile al clima del mezzogiorno d’italia. Naturalmente la ricerca in questo senso continua con i suoi esperimenti legando sempre di più l’assoluta difesa dell’ambiente.