Questo fenomeno è stato riconosciuto come un problema di inquinamento in Europa e in Nord America verso la metà del XX secolo e da allora si è andato sviluppando.
Negli ambienti acquatici si nota un notevole sviluppo della vegetazione e del fitoplancton.Il loro aumento numerico presso la superficie dello specchio d'acqua comporta una limitazione degli scambi gassosi (e quindi anche del passaggio in soluzione dell'ossigeno atmosferico O2). Inoltre, quando le alghe muoiono vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l'ambiente inospitale anche per altre forme di vita. Al posto dei microrganismi aerobici (che hanno bisogno di ossigeno) subentrano quelli anaerobici (che non hanno bisogno di ossigeno) che sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti.
Alcuni effetti negativi dell'eutrofizzazione sono:
- Aumento della biomassa di fitoplancton
- Sviluppo di specie tossiche di fitoplancton
- Aumento della quantità di alghe gelatinose (mucillaggini)
- Aumento delle piante acquatiche in prossimità dei litorali
- Aumento della torbidità e del cattivo odore dell'acqua
- Diminuzione della quantità di ossigeno disciolto nell'acqua
- Diminuzione della diversità biotica
- Scomparsa di alcune specie ittiche pregiate (i salmonidi)
Per contrastare l'eutrofizzazione sono necessari interventi che riducano gli afflussi di nutrienti ai corpi idrici (riduzione dei fertilizzanti in agricoltura, depurazione degli scarichi civili ed industriali, trattamento delle acque di scolo delle colture tramite agenti sequestranti ed impianti di fitodepurazione). Si ritiene che il riscaldamento globale contribuirà a peggiorare il fenomeno dell'eutrofizzazione. Il riscaldamento delle acque superficiali infatti fa diminuire la solubilità/span> dei gas (e quindi anche dell'ossigeno).