Negli agroecosistemi gli apporti esterni di azoto sono maggiori in quanto, per garantire livelli di produzione convenienti, occorre integrare gli apporti naturali con le concimazioni. Inoltre l'efficienza dell'uso dell'azoto risulta più bassa;
infatti, spesso il terreno rimane nudo perchè il ciclo colturale è limitato ad alcuni periodo dell'anno (es. colture erbacee annuali).
A volte il periodo di maggiore disponibilità di azoto nel terreno non coincide con il periodo di utilizzazione da parte della coltura; per esempio le colture erbacee a ciclo autunno-primaverile (cereali vernini) hanno più elevate esigenze di azoto in primavera, quando l'intensità della mineralizzazione è ancora bassa, mentre lasciano il terreno nudo in estate, quando la mineralizzazione diventa elevata ed aumenta la disponibilità dell'azoto nella soluzione circolante del terreno.
E' evidente che tali condizioni favoriscono il dilavamento dell'azoto dai suoli agrari.
A condizionare le perdite di azoto negli agroecosistemi concorrono anche alcune caratteristiche fisico-morfologiche delle piante; in particolare:
1) le intrinseche esigenze nutritive azotate: vi sono piante più parsimoniose in azoto, altre invece sono grandi divoratrici di azoto;
2) l'ampiezza della superficie fogliare: una superficie fogliare ampia comporta una maggiore evapotraspirazione, di conseguenza diminuisce la possibile percolazione di acqua, e quindi anche la quota di azoto soggetto a lisciviazione;
3) le caratteristiche dell'apparato radicale: un apparato radicale profondo consente una migliore captazione dell'azoto ( edegli altri elementi nutritivi), sottraendolo al dilavamento.
In generale si calcola che le perdite di azoto per lisciviazione e ruscellamento da un suolo coltivato si aggirino intorno ai 30-90kg/ha/anno; in certe aree si possono raggiungere anche i 150 kg/ha/anno.
infatti, spesso il terreno rimane nudo perchè il ciclo colturale è limitato ad alcuni periodo dell'anno (es. colture erbacee annuali).
A volte il periodo di maggiore disponibilità di azoto nel terreno non coincide con il periodo di utilizzazione da parte della coltura; per esempio le colture erbacee a ciclo autunno-primaverile (cereali vernini) hanno più elevate esigenze di azoto in primavera, quando l'intensità della mineralizzazione è ancora bassa, mentre lasciano il terreno nudo in estate, quando la mineralizzazione diventa elevata ed aumenta la disponibilità dell'azoto nella soluzione circolante del terreno.
E' evidente che tali condizioni favoriscono il dilavamento dell'azoto dai suoli agrari.
A condizionare le perdite di azoto negli agroecosistemi concorrono anche alcune caratteristiche fisico-morfologiche delle piante; in particolare:
1) le intrinseche esigenze nutritive azotate: vi sono piante più parsimoniose in azoto, altre invece sono grandi divoratrici di azoto;
2) l'ampiezza della superficie fogliare: una superficie fogliare ampia comporta una maggiore evapotraspirazione, di conseguenza diminuisce la possibile percolazione di acqua, e quindi anche la quota di azoto soggetto a lisciviazione;
3) le caratteristiche dell'apparato radicale: un apparato radicale profondo consente una migliore captazione dell'azoto ( edegli altri elementi nutritivi), sottraendolo al dilavamento.
In generale si calcola che le perdite di azoto per lisciviazione e ruscellamento da un suolo coltivato si aggirino intorno ai 30-90kg/ha/anno; in certe aree si possono raggiungere anche i 150 kg/ha/anno.