Si tratta del metodo più applicato, attualmente, nell'ambito della lotta biologica integrale e, per estensione, nella lotta integrata. Il metodo consiste nella liberazione periodica di esemplari di una specie, autoctona o introdotta, già presente nell'agrosistema. Molte specie beneficiano di una periodica reintroduzione perché la popolazione deve essere sistematicamente ripristinata o perché il potenziale biologico è indebolito da specifiche condizioni ambientali sfavorevoli. Molti ausiliari esotici, pur essendo efficaci nel controllo di un determinato fitofago fuori dal loro ambiente d'origine, non si acclimatano stabilmente nel nuovo ambiente a causa delle differenti condizioni climatiche: ad esempio, i rigori invernali possono impedire lo svernamento della specie, perciò ogni anno si deve procedere alla reintroduzione dell'ausiliario. Rientra in questo caso l'esempio, citato sopra, dell'allevamento massale del Cryptolaemus montrouzieri allo scopo di ripopolare ogni anno gli agrumeti delle zone più interne della California, negli anni venti. Un secondo motivo, piuttosto frequente, che rende necessario il ricorso al metodo inoculativo, è la riduzione della Opius concolor nella lotta biologica contro la mosca delle olive. Questo parassitoide, originario del Nordafrica, ha difficoltà di acclimatazione in Italia sia per le condizioni climatiche sfavorevoli durante l'inverno, sia per la carenza di ospiti alternativi quando cessano le infestazioni della mosca. Infatti, l'Opius è una specie polifaga che, nel suo ambiente d'origine, svolge diverse generazioni a spese di Ditteri Tefritidi associati a piante spontanee del Nordafrica, mentre in Italia è fondamentalmente monofago per la carenza di ospiti alternativi. Va infine citato il caso, altrettanto frequente, della riduzione del potenziale biologico di molti predatori e parassitoidi causata dai trattamenti fitoiatrici o da altri interventi agronomici più o meno razionali (ad esempio la distruzione dei residui di potatura). È noto, ad esempio, che frequenti trattamenti insetticidi possono portare a inaspettate pullulazioni di Acari fitofagi a causa degli effetti deleteri sui naturali predatori (per lo più Acari Fitoseidi). Lo stesso problema si presenta nei confronti di alcuni parassitoidi esotici, come l'Aphelinus mali e la Prospaltella berlesei, che pur essendo perfettamente acclimatati in Italia, difficilmente riescono a svolgere il loro ruolo naturale a causa del frequente ricorso ad insetticidi poco selettivi nei meleti e nei pescheti. Il metodo inoculativo può essere applicato in modo mirato ricorrendo a lanci programmati di insetti provenienti da allevamenti massali, come nell'esempio visto del C. montrouzieri, oppure può essere adottato ricorrendo a semplici accorgimenti: ad esempio la raccolta di materiale infestato (frutti, foglie, rametti) in cui è accertata la presenza di una discreta percentuale di parassitizzazione può essere utile per realizzare piccoli allevamenti massali o per garantire la sopravvivenza degli ausiliari prima dell'esecuzione di un trattamento chimico. In questi casi la lotta biologica condotta con il metodo inoculativo ha più le prerogative di un supporto alla lotta integrata.