lunedì 21 aprile 2008

Perdita di azoto negli agroecosistemi.

Negli agroecosistemi gli apporti esterni di azoto sono maggiori in quanto, per garantire livelli di produzione convenienti, occorre integrare gli apporti naturali con le concimazioni. Inoltre l'efficienza dell'uso dell'azoto risulta più bassa;
infatti, spesso il terreno rimane nudo perchè il ciclo colturale è limitato ad alcuni periodo dell'anno (es. colture erbacee annuali).
A volte il periodo di maggiore disponibilità di azoto nel terreno non coincide con il periodo di utilizzazione da parte della coltura; per esempio le colture erbacee a ciclo autunno-primaverile (cereali vernini) hanno più elevate esigenze di azoto in primavera, quando l'intensità della mineralizzazione è ancora bassa, mentre lasciano il terreno nudo in estate, quando la mineralizzazione diventa elevata ed aumenta la disponibilità dell'azoto nella soluzione circolante del terreno.
E' evidente che tali condizioni favoriscono il dilavamento dell'azoto dai suoli agrari.
A condizionare le perdite di azoto negli agroecosistemi concorrono anche alcune caratteristiche fisico-morfologiche delle piante; in particolare:
1) le intrinseche esigenze nutritive azotate: vi sono piante più parsimoniose in azoto, altre invece sono grandi divoratrici di azoto;
2) l'ampiezza della superficie fogliare: una superficie fogliare ampia comporta una maggiore evapotraspirazione, di conseguenza diminuisce la possibile percolazione di acqua, e quindi anche la quota di azoto soggetto a lisciviazione;
3) le caratteristiche dell'apparato radicale: un apparato radicale profondo consente una migliore captazione dell'azoto ( edegli altri elementi nutritivi), sottraendolo al dilavamento.
In generale si calcola che le perdite di azoto per lisciviazione e ruscellamento da un suolo coltivato si aggirino intorno ai 30-90kg/ha/anno; in certe aree si possono raggiungere anche i 150 kg/ha/anno.

La Rotazione

La rotazione è una tecnica colturale che prevede sequenze rigide e programmate di colture che si ripetono negli anni, senza variazioni sensibili dell'ordine. Costituisce un importante elemento per mantenere e/o migliorare la fertilità dei suoli (insieme a pratiche agronomiche come il sovescio) e quindi una risorsa per aumentarne il rendimento.
Si parla di rotazione delle colture quando coltivazioni diverse si succedono in un ordine definito sul medesimo terreno, ripetendo la medesima coltivazione nel tempo in cicli regolari. Possono quindi darsi rotazioni biennali, triennali, quadriennali e così via. La rotazione delle colture consiste nel non lasciare che su un terreno dato si avvicendi per due volte di seguito un ciclo colturale della stessa pianta o di piante della stessa famiglia.
La rotazione ha diversi vantaggi:
contribuisce ad interrompere il ciclo vitale degli organismi nocivi legati ad una certa coltura; in particolare, la successione di piante di famiglie differenti (per esempio, alternanza tra graminacee e piante oleaginose, tipo grano) permette di interrompere il ciclo di alcune malerbe;
grazie alla diversità dei sistemi radicali, il profilo del terreno è esplorato meglio, il che si traduce in un miglioramento delle caratteristiche fisiche del suolo e in particolare della sua struttura (limitandone il compattamento e la degradazione), e quindi della nutrizione delle piante;
l'impiego delle leguminose consente l'aggiunta di azoto simbiotico al suolo; più in generale, la composizione dei diversi residui colturali contribuisce alla qualità dell'humus.
La rotazione ha quindi un effetto importante sulla vita del terreno e sulla nutrizione delle piante.
Un altro vantaggio può consistere in una migliore ripartizione del carico di lavoro del terreno, con l'introduzione nel ciclo della rotazione di colture a prato o a maggese.
La rotazione era tradizionalmente molto praticata nel quadro di sistemi agricoli basati sulla multicultura e l'allevamento, ma è stata fortissimamente ridotta dalle pratiche monocolturali indotte dall' agricoltura intesiva(consistente nel coltivare anno dopo anno sullo stesso terreno la stessa specie, ad esempio il grano).

Principi di base della rotazione delle colture .
La scelta delle colture avviene in funzione degli obiettivi e dei bisogni dell'agricoltore, ma anche tenendo conto delle pratiche agricole, come la lavorazione della terra e il controllo dell' alleopatia e dalle erbe infestanti attraverso la sarchiatura o gli erbicidi .
Si possono alternare famiglie differenti, come cereali, leguminose, oleaginose, o alternare specie seminative autunnali con altre primaverili.
Nela scelta della successione colturale l'agricoltore è dipendente soprattutto dal rischio allelopatico , meno spesso dai rischi di trasmissione di malattie delle piante e dalla pressione di insetti voraci.
Così, è sconsigliabile far seguire il grano al mais, per il rischio di fusariosi. Per evitare malattie, la soia non deve essere coltivata due anni di seguito. Ugualmente, bisogna fare attenzione agli erbicidi utilizzati per ciascuna coltura successiva, per evitare che l'utilizzo eccessivo di alcuni composti chimici supporti la selezione di infestanti resistenti.
La scelta può anche tener conto dell'effetto della coltura precedente come fonte di azoto simbiotico, come accade per le leguminose. Ad esempio, la soia è spesso un buon precedente per il grano.
Infine, la rotazione può consentire un certo equilibrio dei terreni dedicati ad ogni coltura, e una stabilità, negli anni, della quota dedicata ad ogni investimento, cosa che non sempre i mercati permettono, giacché alcune colture possono attraversare fasi di sviluppo o di contrazione.

Eutrofizzazione

Con il termine eutrofizzazione si intende l'eccessivo accrescimento di piante acquatiche, per effetto della presenza nell'ecosistema acquatico di dosi troppo elevate di sostanze nutritive come azoto o fosforo o zolfo provenienti da fonti naturali o antropiche (come i fertilizzanti, alcuni tipi di detersivo, gli scarichi civili o industriali), e il conseguente degrado dell'ambiente divenuto asfittico. L'accumulo di elementi come l'azoto e il fosforo causa il fenomeno dell'eutrofizzazione, cioè la proliferazione di alghe microscopiche che, non essendo smaltite dai consumatori primari, determinano una maggiore attività batterica; aumenta così il consumo di ossigeno, che viene a mancare ai pesci provocandone la morte.
Questo fenomeno è stato riconosciuto come un problema di
inquinamento in Europa e in Nord America verso la metà del XX secolo
e da allora si è andato sviluppando.
Negli ambienti acquatici si nota un notevole sviluppo della vegetazione e del
fitoplancton.Il loro aumento numerico presso la superficie dello specchio d'acqua comporta una limitazione degli scambi gassosi (e quindi anche del passaggio in soluzione dell'ossigeno atmosferico O2). Inoltre, quando le alghe muoiono vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l'ambiente inospitale anche per altre forme di vita. Al posto dei microrganismi aerobici (che hanno bisogno di ossigeno
) subentrano quelli anaerobici (che non hanno bisogno di ossigeno) che sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti.
Alcuni effetti negativi dell'eutrofizzazione sono:



  • Aumento della biomassa di fitoplancton

  • Sviluppo di specie tossiche di fitoplancton

  • Aumento della quantità di alghe gelatinose (mucillaggini)

  • Aumento delle piante acquatiche in prossimità dei litorali

  • Aumento della torbidità e del cattivo odore dell'acqua

  • Diminuzione della quantità di ossigeno disciolto nell'acqua

  • Diminuzione della diversità biotica

  • Scomparsa di alcune specie ittiche pregiate (i salmonidi)

Per contrastare l'eutrofizzazione sono necessari interventi che riducano gli afflussi di nutrienti ai corpi idrici (riduzione dei fertilizzanti in agricoltura, depurazione degli scarichi civili ed industriali, trattamento delle acque di scolo delle colture tramite agenti sequestranti ed impianti di fitodepurazione). Si ritiene che il riscaldamento globale contribuirà a peggiorare il fenomeno dell'eutrofizzazione. Il riscaldamento delle acque superficiali infatti fa diminuire la solubilità/span> dei gas (e quindi anche dell'ossigeno).

L'azoto nella pianta

L'azoto è il principale elemento fertilizante che condiziona la crescita dei vegetali, esso entra, infatti nella composizione delle proteine, degli enzimi, degli acidi nucleici, della clorofilla e di altre molecole organiche, inoltre, stimola l'attività vegetativa della piante.
L'azoto è assorbito dalla pianta prevalentemente come nitrato, ma anche come ione ammonio.
La carenza di azoto provoca l'ingiallimento delle foglie per mancanza di clorofilla e accrescimento stentato della pianta. L'eccessivo apporto di azoto determina uno sviluppo rigoglioso dell'apparato fogliare, una ritardata fruttificazione e una minore resistenza meccanica dei tessuti che stentano a lignificare, con possibile allettamento soprattutto nei cereali. Questo stato, inoltre, rende la pianta meno resistente agli attacchi dei parassiti (funghi e insetti) e al gelo. Un eccessivo assorbimento di azoto da parte delle piante, infine, può comportare fenomeni di accumulo di nitrati nei tessuti vegetali con conseguenti problemi di tossicità per gli animali che si nutrono di foraggi e per l'uomo.
Per vedere un video (commentato in italiano) fai click sul link qui sotto:

I Fertilizzanti

La fertilizzazione è la pratica culturale che ha maggiormente influito sull'aumento della produttività delle coltivazioni.Una pianta, anche se potenzialmente molto produttiva, in condizioni nutrizionali precarie, non riesce a produrre più di quanto la fertilità del terreno le consenta.L'agricoltura indrustializzata, caratterizzata dalle monoculture e dagli allevamenti senza terra, con forte apporto di energia ausiliaria, ha utilizzato i concimi chimici in modo massiccio per assecondare le esigenze sempre maggiori di produttività, fino ad arrivare a dosi di concimazione, specialmente per i concimi azotati, molto elevate e tali da generare, a volte, inquinamento sia negli alimenti, sia nelle falde acquifere destinate ad uso potabile.
Il sistema del suolo agrario aggredito in modo continuo e per un periodo molto lungo, non ha trovato, al suo interno, la potenzialità di trasformazione ed annullamento di questi apporti esagerati di concimi, che si sono rilevati un grosso problema ambientale di non facile risoluzione e che si aggrava sempre di più.Nel nostro paese, specialmente nella pianura padana, l'inquinamento delle falde acquifere da nitrati è ormai emergenza e l'eutrofizzazione delle acque superficiali crea non pochi problemi alla vita del mare Adriatico.L'agricoltura viene imputata come una delle cause principali di inquinamento delle acque per gli apporti in particolare di azoto e fosforo, sottoforma di concimi e di affluenti zootecnici.Per poter stabilire l'effettiva responsabilità degli inquinamenti da parte dell'azoto e del fosforo occorre analizzare il comportamento nel suolo dei diversi elementi fertilizzanti di origine agricola.

lunedì 14 aprile 2008

Apporto di azoto nel terreno da parte delle leguminose

Tutti i cereali autunno-vernini sfruttano la fertilità residua dei terreni, traendo vantaggi dalla coltivazione delle colture miglioratrici e da rinnovo Queste, potendo risolvere gran parte delle esigenze nutrizionali del cereale, devono essere adeguatamente scelte e curate, integrando nel terreno la biomassa vegetale residua alla loro coltivazione. Le colture leguminose, arricchendo il terreno di azoto, sono le precessioni più indicate. Gli ammendanti organici tipo letame e compost derivati, è più conveniente distribuirli abbondantemente sulle precessioni colturali e lasciare che il cereale ne sfrutti l'effetto residuo. I concimi organici apportatori di azoto si distribuiscono prima della semina o in copertura, ad integrazione dell'azoto già presente nel terreno, se si stima che esso non possa soddisfare le esigenze nutrizionali della coltura. In pre-semina possono essere integrati concimi per l'apporto di fosforo e potassio, la cui carenza, soprattutto per il potassio, è meno frequente e può essere ben controllata con una buona fertilizzazione della precessione colturale e l'interramento dei residui vegetali. Altri aspetti importanti per la disponibilità di nutrimenti sono la consociazione del cereale con una leguminosa e le lavorazioni del terreno. La consociazione cereale-leguminosa può risolvere gran parte dei problemi nutrizionali durante l'intera coltivazione. E' importante che le due specie non competano. La leguminosa svolgerà al meglio la sua funzione di coltura miglioratrice, in particolare fissando l'azoto nel terreno, così disponibile per il cereale nelle differenti fasi del ciclo. Le lavorazioni del terreno influenzano la disponibilità di nutrimenti nel terreno. La riduzione dell'intensità e della profondità di lavorazione preserva la struttura e la fertilità lungo il profilo del terreno interessato dalle radici del cereale e favorisce i processi di trasformazione della sostanza organica.

Le precessioni colturali.
Il ruolo svolto dalle precessioni è complesso: devono costituire un terreno favorevole al cereale, ossia dotato di forza vecchia, disponibilità di azoto e di tutte le condizioni che facilitano l'assunzione di nutrimenti (assenza di infestanti, buona struttura, disponibilità di elementi, ecc.). I successivi interventi diretti di fertilizzazione, sempre molto onerosi (reperimento e costo dei fertilizzanti) ed aleatori (effetti), si semplificano notevolmente. Le specie leguminose, sia foraggere che da granella, e le sarchiate da rinnovo sono le colture che meglio precedono i cereali autunno-vernini.Molto interessante è come tali colture gestiscono la fertilità del terreno:- effetti residui della fertilizzazione organica: gli apporti abbondanti di ammendanti organici sulle colture da rinnovo hanno elevato effetto residuo sul cereale. Possono risolvere le esigenze in fosforo e potassio ed in particolare possono lasciare una disponibilità di azoto fino a 50-60 kg/ha;- effetti residui delle lavorazioni del terreno (aratura, sarchiatura): se ben fatte (tempestività dell'intervento, intensità di lavorazione, profondità di interramento dei fertilizzanti, ecc.) favoriscono la formazione di buona struttura, maggiore disponibilità idrica, temperature migliori, tutti fattori importanti per la disponibilità di elementi nutritivi nel terreno;- controllo della flora infestante: è causa di competizioni e, quindi, di sottrazione di parte della fertilità del terreno e di energia luminosa. Le colture sarchiate e le colture di copertura, in particolar modo le foraggere che subiscono più sfalci, esercitano un buon contenimento della flora infestante;- reintegrazione di fertilità nel terreno: l'interramento della biomassa vegetale (concimi verdi) restituisce al suolo elementi nutritivi e ne migliora le caratteristiche fisiche e biologiche;- effetti delle leguminose: oltre alle sopra citate funzioni, le specie leguminose svolgono altre importantissime funzioni che regolano la disponibilità di elementi nutritivi nel terreno. Prima fra tutte l'apporto ex novo nel terreno di notevoli quantità di azoto. Potenzialmente la rottura di un medicaio può assicurare al cereale che lo segue, un apporto di 100 kg/ha di azoto, mentre il sovescio di una leguminosa annuale può apportare 50-60 kg/ha di azoto.

I concimi verdi
L'interramento della biomassa vegetale restituisce al terreno fertilità utilizzabile dalle colture in rotazione. Quantità, qualità e modalità di interramento della biomassa influiscono sul contenuto e disponibilità nel terreno degli elementi nutritivi. Questa operazione può fornire buona parte degli elementi nutritivi necessari al cereale ed influenzare la disponibilità di azoto nel suolo. La biomassa di specie leguminose è utilissima ai cereali, e non solo, poichè particolarmente ricca di azoto (stretto rapporto C/N). I processi di degradazione che subisce non ne limitano la disponibilità nel terreno (i microrganismi trovano sui residui stessi l'azoto per il proprio metabolismo, evitando di assumere quello presente nel terreno e disponibile per le piante). Inoltre per le leguminose a ciclo autunno-primaverile, i residui possono essere interrati precocemente, consentendo più efficienti processi di umificazione. I benefici dei sovesci totali di leguminose sono nettamente superiori a quelli che derivano dall'interramento dei soli residui colturali, dopo la raccolta della granella. Infatti, con essa, si allontana dal terreno anche molto dell'azoto fissato. Anche i residui colturali di specie da rinnovo (pomodoro, patata, barbabietola, girasole) sono abbondanti e di buona qualità, e, pur contenendono meno azoto rispetto ai residui di leguminose, se ben gestiti (trinciatura) non causano problemi di immobilizzazione dell'azoto del terreno. I residui colturali con elevato rapporto C/N, invece, possono provocare pericolose condizioni di carenze di azoto nel terreno nelle prime fasi colturali. E' un problema che può verificarsi con i residui colturali del colza, spesso inserito come precessione al grano duro. I microrganismi non trovando azoto sufficiente sulla biomassa da degradare, assumono quello minerale presente nel terreno, sottraendolo alle piante. Questo problema può essere contenuto interrando i residui all'inizio dell'estate, lontano dall'epoca di semina del grano, creando così le condizioni per l'inizio dei processi di degradazione e contenendo, in questo modo, anche i processi di allontanamento dell'azoto dal terreno. Prima dell'interramento può essere conveniente trinciare i residui con una fonte di azoto organico, o integrarla nel terreno in pre-semina.

Il Compostaggio Domestico

Il compostaggio domestico è un metodo che, imitando il ciclo della natura (in maniera controllata e accelerata), permette di ottenere dalla decomposizione dei rifiuti un terriccio ottimo per il giardinaggio e per l'agricoltura.

Per fare un
buon compost
le regole di base sono:
1) la giusta miscelazione tra scarti umidi (quelli di cucina) e scarti secchi (quelli del giardino);

2) un'adeguata aerazione (i microrganismi vivono in presenza di ossigeno, e solo in questo modo ci si garantisce dall'assenza di cattivi odori);

3) un'adeguata percentuale di umidità (se è troppo bassa il processo di decomposizione si rallenta, se è troppo alta i rifiuti tendono a marcire, generando cattivi odori);
4)la scelta del luogo adatto (possibilmente sotto un albero, o comunque in un luogo non troppo assolato d'estate e non troppo ombreggiato d'inverno);

5) la preparazione del fondo, con del materiale legnoso, per garantire il drenaggio dell'umidità in eccesso;
Dopo alcuni mesi, il compost è pronto.
Un compost maturo si riconosce comunque dal colore scuro, dall'aspetto soffice e dal profumo gradevole di terriccio di bosco
(niente a che vedere con il cattivo odore dei rifiuti!).
A seconda del grado di maturazione gli usi possono essere diversi. In genere un compost maturo, quindi molto stabile, lo si ottiene dopo 8-10 mesi, ed è ottimo per vasi fioriti, risemine di prati, e anche per ospitare radici. Il compostaggio è dunque un'ottima pratica per l'ambiente: innanzitutto perché permette di ridurre le quantità di rifiuti organici conferiti in discarica, allungando la durata delle discariche (che attualmente, a causa di tutti i rifiuti che produciamo si esauriscono nell'arco di pochi anni), riducendo i cattivi odori e la formazione del percolato, una sostanza potenzialmente molto inquinante per la falda acquifera.
Inoltre consente di ricavare del terriccio naturale e "genuino", risparmiando anche sul costo del fertilizzante che altrimenti dovremmo acquistare per i nostri giardini.

Agricoltura preindustriale autosufficiente, con lavoro animale intensivo

Può essere identificata con l'agricoltura tradizionale in cui è quasi sempre presente l'allevamento di bestiame.questo tipo di agricoltura si identifica nell'azienda appoderata, a conduzione familiare, a bassa meccanizzazione, nella policoltura consociata o in rotazione, con destinazione aziendale e al marcato locale.

Esistono due tipi di agricoltura tradizionale:

-Aziende agricole policolturali a sola produzione vegetale: viene attuata la coltivazione di specie erbacee e arboree attraverso la consociazione, l'avvicendamento o la rotazione. L'autoconservazione consiste nel mantenimento della fertilità praticando sovesci, rotazioni, consociazioni ecc..

-Aziende agricole policolturali, con allevamento del bestiame:viene attuata la coltivazione di specie vegetali per lo più foraggere accompagnate dall'allevamento di animali (bovini, ovini o caprini, avicoli, conigli o suini). L'autoconservazione oltre dal sistema policolturale viene accresciuta dalla produzione di deiezioni animali.

Questo tipo di agricoltura dal punto di vista ecologico assicura:

-la protezione del suolo dall'erosione ed il mantenimento delle relazioni biologiche preda/predatore.

-la migliore utilizzazione delle caratteristiche ambientali (radiazione solare, elementi nutritivi e acqua).

-la chiusura dei cicli geochimici degli elementi nutritivi attraverso la restituzione della sostanaza organica(letame o sovescio).

-migliore controllo delle infestanti, dei fitofagi e delle fitopatie.

-migliore distribuzione dei lavori nell'annata agraria, evitando i momenti di punta.

La coltivazione consociata


La parola coltivazione consociata significa coltivare nello stesso appezzamento di terreno due o più specie, le diverse specie che vengono coltivate nel terreno devono condividere lo stesso habitat occupando nicchie ecologiche differenti. La consociazione comporta:



  • la competizione nutrizionale;


  • l'escrezione degli elementi minerali negativi attraverso l'apparato radicale;


  • l'emissione di sostanze allelopatiche;


  • un utilizzo maggiore di azoto fissato dalle piante azotofissatrici.

Gli scopi della coltivazione consociata sono:




  • ottenere maggiori produzioni nell'appezzamento di terreno;


  • un miglioramento qualitattivo del prodotto;


  • crea una proteione per le piante più deboli;


  • favorisce la fecondazione incrociata.

AVVICENDAMENTO E ROTAZIONE


L'avvicendamento non è altro che una sequenza libera di colture, anno dopomanno senza nessuna limitazione di scelta.


L'avvicendamento è indispensabile per evitare la “stanchezza” del terreno che indica condizioni negative di abitabilità per determinate specie. La stanchezza del terreno provoca:




  • la perdita eccesiva di sostanza organica;


  • l'impoverimento strutturale degl'elementi nutrittivi e la riduzione dei microelementi;


  • l'alterazione della truttura del terrno;


  • uno sviluppo eccessivo di parassiti, e sostanze tossiche escrete dall radici di alcuni vegettali.

Le piante, per poter crescere e fruttificare, hanno bisogno di determinati elementi: aria, luce, acqua, sali minerali e humus.Ogni pianta ha bisogno dei sali minerali, ma diversi da pianta a pianta; per esempio i cereali assorbono molto azoto e fosforo e poco potassio; le leguminose molto potassio e fosforo, ma poco azoto e così via.


ROTAZIONE


La rotazione è una sequenza rigida e programmata di colture che si ripetono negli anni.


Costituisce un importante elemento per mantenere e migliorare la fertilità dei suoli e quindi una risorsa per aumentarne il rendimento. Si parla di rotazione delle colture quando coltivazioni diverse si succedono in un ordine definito su un appezzamento di terreno, ripetendo la stessa coltivazione nel tempo in cicli regolari. Possono verificarsi rotazioni biennali, triennali, quadriennali e così via.


La rotazione ha diversi vantaggi:




  • contribuisce ad interrompere il ciclo vitale degli organismi nocivi legati ad una certa coltura;


  • grazie alla diversità dei sistemi radicali, avviene un miglioramento delle caratteristiche fisiche del suolo e in particolare della sua struttura, e quindi della nutrizione delle piante;


  • l'impiego delle leguminose consente l'aggiunta di azoto simbiotico al suolo; più in generale, la composizione dei diversi residui colturali contribuisce alla qualità dell'humus.

lunedì 7 aprile 2008

I fondamenti della agricoltura ecocompatibile

Il concetto di ecocompatibilità è legato alla stessa identità dell'agrosistema: esso è un ecosistema costruito per scopi agrari, che mantiene le caratteristiche funzionali di un ecosistema naturale. Gli ecosistemi agrari ecocompatibili possono essere definiti come agroecosistemi il cui funzionamento si basa sulle capacità di auto-sostentamento e auto-organizzazione dovuto alla loro somiglianza con i sistemi naturali, strutturalmente complessi, in cui l'omeostasi ne consente la stabilità. L'auto-mantenimento ha come cardini fondamentali la conservazione del suolo e la conservazione della sua fertilità; queste sono legate al ciclo dell'acqua, alle sistemazioni idraulico-agrarie, alle lavorazioni ed alle scelte dei piani di coltivazione.
I punti "caldi" che caratterizzano il concetto di ecocompatibilà in agricoltura sono, a livello di tecniche:
- riduzione dell'uso di nitrati con minor inquinamento delle falde;
- riduzione dell'uso di fitofarmaci con riduzione delle malattie professionali;
- corretto smaltimento dei reflui con minor inquinamento zootecnici.
Inoltre,nel rispetto delle linee-guida dell'agricoltura ecocompatibile,occorre predisporre specifici indicatori ambientali quali:
-monitoraggio periodico dello stato dell'ambiente;
-introduzione della contabilità ambientale a livello di costi/benefici.
L'agroecosistema ecocompatibile,ha una serie di caratteri fondamentali che nel loro insieme possono costituire un modello applicativo di base.Questo modello è caratterizzato da aziende che devono:
-essere organizzate secondo principi di un'agricoltura mista,per chiudere la catena del detrito e del pascolo,mantenendo più agevolmente la fertilità con il ritorno di sostanza organica nel suolo proveniente sia da residui colturali sia dagli effuenti zootecnici;
-applicare rotazioni colturali con colture prative poliennali ricche di leguminose,per rifornire il suolo di sostanza organica;inoltre la presenza dei prati poliennali costituisce una buona prevenzione per il controllo delle erbe infestanti,dei fitofagi e dei fitopatogeni;
-garantire una buona copertura del suolo;
-effettuare coltivazioni policolturali,con consociazioni erbacee/arboree,per realizzare strati vegetazionali che meglio utilizzino la radiazione luminosa.

L'azoto nella pianta

E' l'elemento nutritivo più importante per le piante e per gli organismi viventi in genere, poichè è fondamentale per la costituzione delle proteine, degli acidi nucleici e di altri costituenti cellulari. Lo si trova in grande quantità sia nelle rocce che nell'atmosfera, di cui costituisce circa il 78%; purtroppo però è una degli elementi di più difficile reperimento per gli organismi viventi, poichè può essere assorbito soltanto se assume particolari forme chimiche. L'azoto entra nel ciclo biologico fondamentalmente attraverso le piante, che lo assorbono direttamente dal terreno; l'assorbimento da parte delle piante può avvenire soltanto se l'azoto è in forma di ione nitrico o ammonio, mentre solitamente l'azoto è in gran parte in forma gassosa. Per essere utilizzato quindi l'azoto deve essere "fissato"; il processo di fissazione dell'azoto avviene fondamentalmente attraverso microorganismi che trasformano l'azoto gassoso in ioni nitrici o in ioni ammonio.
Moduli di azoto su radici di leguminosa.
Alcuni microorganismi che prendono parte nel processo di fissazione dell'azoto vivono in simbiosi con alcune piante, come ad esempio le leguminose, che ricevono l'azoto da batteri presenti attorno alle loro radici; la coltivazione di queste particolari piante contribuisce a rendere più fertili i terreni. Gli ioni ammonio di azoto, una volta fissati dai microorganismi divengono disponibili per le piante, altrimenti si fissano nel terreno, restando disponibili a lungo. Molte piante possono assorbire attraverso le radici sia gli ioni ammonio che gli ioni nitrici, ma gli ioni nitrato presentano il difetto di essere molto facilmente dilavati dalle acque, finendo velocemente nei corsi d'acqua. E' quindi fondamentale che nei terreni fertili sia presente una buona percentuale di azoto fissato in ioni ammonio, in modo che sia utilizzabile dalle piante nel tempo. Inoltre l'azoto in forma di ione nitrico presenta anche il difetto di essere nocivo per l'uomo, e anche per gli ecosistemi dei fiumi e dei laghi. E' quindi opportuno utilizzare dei buoni prodotti ammendanti di azoto, per aggiungerne nei terreni carenti, facendo attenzione alle dosi consigliate sulle confezioni, ricordando che anche le sostanze utilizzate come concime sono elementi esterni che aggiungiamo all'ambiente, e che quindi hanno effetti utili, ma possono avere effetti indesiderati se utilizzate sconsideratamente. La Carenza di Azoto si manifesta con un lento accrescimento dei germogli, una situazione generale di sviluppo stentato della pianta e una colorazione verde pallido delle foglie basali.La carenza si manifesta inizialmente nelle foglie basali per poi evidenziarsi anche nelle foglie più giovani/apicali. Le piante maggiormente esigenti in Azoto sono le piante ornamentali verdi, le conifere, le sempreverdi come la magnolia, le siepi, le lattughe, le erbe aromatiche e tutte le piante nelle fasi iniziali di crescita. Infatti, l'azoto apportato serve immediatamente per fare dei nuovi germogli e numerose foglie, dal colore verde intenso.

Il letame

Quando si parla di letame si riferisce, in genere, a quello bovino. Il letame è ricco di azoto (N), che si degrada molto lentamente, e l' effetto concimante dura piu anni. Il letame è considerato il fertilizante per eccelenza perchè consente di mantenere un adeguata fertilità del terreno. Ci sono due tipi letame:

1) letame essicato composto da almeno il 3% di azoto (N), può contenere lettiera e deve essere indicato il tipo di animaleche lo ha prodotto;

2) Il letame è quello che non ha le caratteristiche indicate dalla legge e può essere utilizzato come ammendante per migliorare le caratteristiche fisiche del terreno.

Il paesaggio agrario

Il paesaggio agrario è formato da quella parte del territorio delle terre emerse destinato all'attività agricola. Esso è caratterizzato prevalentemente da campi coltivati. Queste unità semplici sono aggregabili in unità gerarchicamente più importanti che raggruppano più campi coltivati, organizzandoli in entità complesse: le aziende agrarie. Le coltivazioni sono opere di urbanizzazione dell'uomo. La differenza sostanziale tra paesaggio agrario e paesaggio naturale è che in quello naturale notiamo un senso di disordine mentre in quello agrario possiamo notare che tutte le piante sono disposte in maniera ordinata e in fila. Il senso di disordine che noi notiamo nel paesaggio naturale è solamente un equilibrio naturale delle piante. Negli anni e in molte zone il paesaggio agrario ha predominato sfruttando i terreni e rendendoli inutilizzabili per altre coltivazioni. Quindi si è pensato che un modo per poter coltivare i terreni senza sfruttarli e possibilmente migliorarli sia quello di utilizzare il metodo della rotazione. Consiste nel lasciare a riposo per un determinato periodo un terreno e coltivarne un'altro. Il terreno lasciato a riposo può essere coltivato con colture miglioratrici come le leguminose che apportano azoto al terreno.

Agroecosistema

L'agroecosistema è una struttura ecologica, creata dall uomo, in cui vengono fatte sviluppare una o poche specie (vegetali e animali) che, a seguito di interventi agronomici sul terreno, sul clima e sui fattori biologici, fornisce una produzione valutabile in termini economici. L'ecosistema originario viene modificato per conseguire scopi agrari,nonostante il continuo intervento dell'uomo, l'agroecosistema è soggetto alle immutabili leggi degli ecosistemi naturali che sono quelle che regolano il flusso dell'energia e la circolazione della materia.
La differenza fondamentale tra un ecosistema naturale e un agroecosistema è l'asportazione di biomasse vegetali ed animali come prodotto agricolo, questa differenza costituisce la causa che può determinare l'incapacità dell'agroecosistema di autosostenersi, per le gravi perdite di energia ausilaria.Il concetto di agroecologia si basa sul principio base, secondo il quale, la stabilità di un sistema dipenderebbe direttamente dalla sua complessità o, per meglio dire, dalla sua biodiversità sia faunistica che floristica. Tale fondamento governerebbe la dinamica e l’evoluzione degli agroecosistemi. E’ dunque doveroso dare una definizione indicativa del concetto di agroecosistema, intendendo come tale un ecosistema completamente controllato dall’uomo, il quale per esigenze produttive ha semplificato la struttura dell’ambiente, sostituendo alla diversità della natura un piccolo numero di piante coltivate e di animali domestici.

Tratto dal libro di testo. Pag.18-19

Intervento iniziale


Questo è il primo intervento per il blog della quarta A del corso operatore agrotecnico dell'I.P.A.A. di Olbia.